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Self Made Urbanism Rome

Self Made Urbanism Rome

Mostra Roma a Berlino: gli strati informali di una metropoli

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 26 ottobre 2013

Fino al 3 Novembre lo spazio nGbK di Berlino ospita la mostra Self Made Urbanism Rome. Informal Common Grounds of a Metropolitan Area. Un percorso storico e inevitabilmente frammentato attraverso la via Casilina, rimodellando i confini di uno spazio urbano su una inedita arte del contemporaneo, sulle orme di una città “auto-organizzata”. Roma come simbolo archetipo di altre metropoli percorse da migrazioni, interne ed esterne, dove l’abusivismo non è meramente un fatto legale, e dove l’idea di bene comune, di  spazio pubblico, è a metà strada tra le contraddizioni e le possibili chimere di nuovi modelli sostenibili.

L’esposizione fa parte di un progetto di ricerca interdisciplinare e internazionale sull’informalità europea iniziato nel 2009 (www.SMUR.eu) e “l’intento iniziale era quello di produrre la mostra a Roma e poi di portarla in altre città europee”, dice Antonella Perin, co-fondatrice del Self-Made Urbanity project, “molti elementi paralleli si possono tracciare anche in contesti diversi. Purtroppo a Roma non siamo riusciti a trovare un reale interesse per queste tematiche e per questo motivo abbiamo proposto la mostra a Berlino. La curiosità è stata da subito molto alta: alcune delle problematiche storiche romane come la gentrificazione ha raggiunto livelli notevoli anche a Berlino, ma sembra che non ci siano concrete strategie per affrontarle, o ancora poche pratiche collettive”.

La ricerca si sviluppa lungo l’idea di informalità e auto organizzazione non solo di una “città costruita”, ma anche di fenomeni sociali e pratiche politiche (e di costruzione) dal basso, in un serrato confronto tra fenomeni diversi nello spazio e nel tempo e che rimbalza da Roma ad altre città europee. Tuttavia per Susanna Perin, fondatrice del Self-Made Urbanity project per l’Italia e per Roma concretamente i fenomeni dell’ informalità appartengono alla quotidianità e vengono per giunta connotati negativamente.

Non si leggono dunque i fenomeni dell’ auto organizzazione come un pregio, uno sforzo collettivo e un’attività politica partecipativa (dal basso!). L’informalità è una realtà che viene denigrata perché non corrisponde al ideale della “città europea”. Vorrei spingermi oltre e aggiungere che il  tema sembra tabù e vorrei anche aggiungere che nell’ambito di Roma non abbiamo trovato una vera comprensione per il nostro approccio (artistico e di ricerca) e per la nostra pratica trans disciplinare,  cioè quella di fondare una mostra su due pilastri: quello della ricerca urbana, urbanistica, sociologica, etnologica e quella ricerca nell’ arte contemporanea. Questa, nell’ambito artistico italiano, sembra una questione generale e spiega anche la presenza di molti artisti non italiani nella nostra esposizione.


Possiamo dire anche semplicemente che Berlino e concretamente la nGbK ci ha dato l’opportunità di produrre una mostra trans disciplinare con ben 8 produzioni artistiche fatte appositamente per
 questa esposizione, comunque vorremmo portare la mostra a Roma ed entrare in discussione e in confronto con un contesto locale”.

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