L’attesa è una condizione che caratterizza in modo più significativo la giovinezza, quando si aspetta l’amore corrisposto, il lavoro che porterà alla soddisfazione, l’indipendenza e tutta una sfilza di altri sogni più o meno grandi che, specie in questa contingenza storica, a volte si rivelano purtroppo essere delle pie illusioni.

A BEN GUARDARE, però, l’attesa può essere più in generale una dimensione esistenziale non solo perché, inutile tacerlo, aspettiamo la Certa come Goliarda Sapienza definisce la morte, ma anche perché se il tempo è la vita, aspettare che arrivi o che passi sempre vita è. Selene, la protagonista del romanzo di esordio di Nicoletta Prestifilippo dal titolo La bellezza dell’attesa (Edizioni della Sera, pp. 144, euro 13) si inserisce nel primo tipo di «attendenti» di cui sopra: è giovane. Da notare che per uno di quegli spostamenti di senso perfetti che il linguaggio fa come li fa l’arte, la parola «attendente», participio presente del verbo attendere, indicava il soldato che serviva l’ufficiale. Un’immagine questa che rappresenta con estrema fedeltà la gerarchia che vige tra noi attendenti e il Generale Chronos, che detta legge e ci rende suoi sudditi.

LA GIOVANE DONNA protagonista di questo romanzo aspetta, tra una giornata di scuola e un’altra, l’arrivo del futuro, inteso come risoluzione della vita. Nel frattempo svolge con sincero amore il suo lavoro da bidella in una scuola elementare e sa godersi gli «scarti di felicità» che spesso soli possono garantirci una buona qualità di vita.
La storia che coincide con il tempo perfetto di un anno scolastico – e permette così alla personaggia di vivere ogni stagione dell’anno con la saggezza di cui si diceva – racconta con molta grazia di un innamoramento che si condensa lento, senza drammi, di due persone che sanno guardarsi aspettando di vedere se l’indomani avranno ancora desiderio di farlo. Le relazioni non amorose, però, sono la vera gioia di Selene che ha amiche molto care come Tiziana, di cui sa essere a sua volta una compagna affidabile e presente. Questa stessa alchimia vige anche con la sorella Eliana: le due hanno un rapporto di confidenza e pacificato.

FORSE IL SEGRETO, anche se evidentemente di carattere un po’ fiabesco, è la semplicità: nel suo essere in attesa Selene è davvero capace di vivere il famoso momento, di godere della noia, della domenica, di una cioccolata calda. Un libro esemplare per gli impazienti, un monito per chi crede che forzando il tempo di maturazione di un processo di qualsiasi natura, ne avremo prima il controllo. Invece, bidelle, maestri o registe, siamo tutti attendenti.