«La legge di stabilità destina solo 30 milioni alla manutenzione del territorio contro il dissesto idrogeologico: è una vergogna. E invece dovrebbe essere la prima grande opera del paese». Paolo Cento, anima ambientalista di Sel, domani sarà impegnato a Roma nella prima conferenza ecologista del suo partito (all’Acquario Romano, piazza Fanti). In vista di un congresso delicato per gli ex verdi che hanno detto sì all’adesione al Pse. «Ma strumentalmente, per aprire in Europa una discussione fra famiglie verdi e socialiste. Divisi siamo insufficienti, e tutti perdenti».
Il ministro dell’ambiente Orlando non sta lavorando bene?
Fa cose buone e non, ma sarebbe ingeneroso scaricare su di lui la responsabilità delle politiche ambientali del governo. La natura delle larghe intese ha una delle sue condizioni di unità nei patti trasversali delle lobby nelle commissioni, dal partito del cemento a quello degli inceneritori a quello della Torino-Lione. Ora Sel deve fare un passo avanti, passare dalla presenza degli ecologisti all’assumere l’ecologia come centrale per riformare se stessa e la politica.
Non è così dalla nascita?
Sel deve scegliere se essere una tradizionale forza di opposizione, con il rischio di rinchiudersi nel solito recinto, o ripartire dalla lettura ecologica della crisi. Guardiamo la manifestazione del 19 ottobre: non il solito corteo antagonista, ma per la prima volta insieme in piazza tanti diversi conflitti, tutti intorno al tema della qualità del vivere.
Voi però a quella manifestazione non avete aderito, né formalmente partecipato.
Il punto non è aderire: i movimenti hanno una loro autonomia e i partiti, lo penso da sempre, debbono fare un passo indietro. Ma quel corteo indica i nuovi luoghi e temi del conflitto, dal diritto all’abitare ai rifiuti alla vicenda No Tav: il conflitto nasce dove c’è una questione di qualità della vita e di tutela del territorio. Sel deve essere in grado di guardarlo e praticarlo.
L’alleanza con il Pd vi ha allontanato dai movimenti?
Abbiamo fatto bene a candidarci a governare. Ma oggi l’esperienza Italia bene comune è finita, e nello scontro interno del Pd per ora ha vinto chi guardava Sel come a un fastidio.
Ma la prospettiva della coalizione resta. O no?
Resta e va praticata a partire dai territori, dove il centrosinistra continua a governare. Ma il movimento del 19 ha la capacità di mettere al primo posto il suo obiettivo. Nel rispetto dell’autonomia reciproca, Sel deve recuperarne rapporto. Essere una forza di servizio, aperta, senza pretesa di rappresentarlo. I partiti sono utili, ma insufficienti.
Fra Sel e movimenti non c’è più la distanza sulle pratiche?
Si può aprire una nuova stagione, sapendo che non sono riproducibili le relazioni del passato. Sel sperimenti questo rapporto, o resta un partitino.
Sel è contro il Tav. Su questo la contraddizione con il Pd si è acuita. Come farete a tenere il rapporto con i movimenti ma anche l’alleanza con il Pd?
Non si può più pensare di chiudere queste contraddizioni con accordi a tavolino. Bisogna spostare i rapporti sociali fuori dagli accordi con i partiti e riportarli nella società. E poi non so tra un anno, quando si voterà, quali saranno i rapporti di forza su Tav e inceneritori. Certo è che oggi quelle battaglie stanno vincendo. Dove le comunità dicono no, è no. La Torino-Lione non fa un passo avanti. E gli inceneritori non si costruiscono.