Non è scoppiata la pax vendoliana, ma la discussione interna a Sel rallenta parecchio il ritmo dopo la vittoria amara della Lista Tsipras. Ma soprattutto dopo l’uscita dai radar della ‘costituente della sinistra’, archiviata, almeno per il momento, dagli stessi entusiasti delle insegne del leader greco, visto le forti differenze sul tema della politica interna ormai certificata nel rassemblement europeo.

Ieri una nuova riunione di segreteria, l’esecutivo del partito, ha mostrato il cambio di passo, insieme al volto disteso di Nichi Vendola a Montecitorio nel pomeriggio, dove si è presentato per un convegno su Enrico Berlinguer alla presenza di Napolitano. E dove ha incrociato, alcuni esponenti della minoranza filo-Pd.

All’assemblea di domani sarà proprio Vendola a proporre la rotta per il dopo-voto, lasciando aperto il confronto con la lista Tsipras («C’è molto di Sel in quel 4 per cento», ha spiegato al manifesto Nicola Fratoianni, dell’ala pro-Tsipras) ma non chiudendo la prospettiva di un futuro centrosinistra. Restando però all’opposizione del governo Renzi-Alfano. Non sarà abbastanza per l’area guidata da Gennaro Migliore e interessata ad un avvicinamento con il governo, che potrebbe comunque scegliere di contarsi su un proprio testo. Ma che comunque accoglie con favore l’apertura di un dibattito dentro tutto il partito sul ruolo di Sel.

Dunque la rottura paventata negli scorsi giorni si allontana. Il trasloco nel Pd del deputato calabrese Fernando Ajello non ha attivato la temuta diaspora. Tanto più in un Pd occupato in queste ore in un’indigeribile dimostrazione di forza contro la minoranza interna contraria alle riforme di Renzi, con la sostituzione in commissione, al Senato, del ‘dissidente’ Mineo, e l’autosospensione di 14 senatori.

Dalla parte opposta, resta la posizione dei (pochi) favorevoli alla costituente della sinistra e alla soluzione (finale) del rapporto con il Pd di Renzi. d.p,