«Non siamo un cespuglio del Pd, a Roma la sinistra avrà un suo candidato laico, popolare, capace allargare il campo». Presentando la tre giorni di iniziative a Roma (dal 13 al 15 novembre) in cui Sel tasterà il polso ai propri militanti dopo il «traumone Marino», ieri il coordinatore Paolo Cento ha spiegato che, a sette mesi dalle amministrative, la «questione romana» a sinistra è già chiusa: nessuna alleanza con il Pd. In campo c’è la possibile corsa di Stefano Fassina, l’incognita dell’ex sindaco, il rapporto con Civati, nel cui movimento c’è chi chiede le primarie. Fra le cose possibili non c’è invece la riedizione del centrosinistra, neanche riveduto e corretto. Per evitare la catastrofe dell’esclusione dal ballottaggio, nel Pd romano si cercano soluzioni con un tocco gauchist: sfumate le candidature di Walter Tocci e Nicola Zingaretti (hanno detto no), ora c’è chi prova a convincere Fabrizio Barca. L’ex ministro di Monti, amico di Vendola e un tempo vicino a Civati, avrebbe forse un qualche appeal a sinistra.

Si vedrà. Renzi ha spiegato che per i prossimi sette mesi il Pd penserà alla salute, cioè al malmesso partito. Probabile che a Roma si celebri il congresso per chiudere il commissariamento di Matteo Orfini. Ma la Capitale è ormai rubricata alla voce ’cause perse’ nell’agenda del presidente-segretario. Che ora punta su Milano, per l’occasione rieletta ’capitale morale’, per costruire lo storytelling delle amministrative.

E però anche lì un rischio c’è. La città che ha riunito sotto la bandiera arancione di Giuliano Pisapia uno schieramento che va dalle associazioni radical ai fan dell’Expo, in breve potrebbe trasformarsi in un vietnam politico. Tutto dipende da quando e come Giuseppe Sala scioglierà la riserva sulla corsa per palazzo Marino.
Sabato scorso le forze del centrosinistra (fra cui Pd e Sel) hanno firmato un patto in cui confermano le primarie e annunciano il sostegno leale al candidato che le vincerà. Qualsiasi esso sia. Ma la lettura di sinistra del testo puntualizza che quella firma vale per le candidature fin qui conosciute, ovvero Lele Fiano e Pier Francesco Majorino. Cosa succederebbe se spuntasse Sala? «La valutazione non la farà Sel da sola. Tutte le associazioni che si sono riconosciute nel percorso di Peer Milano, nel caso decideranno tutte insieme», spiega il deputato Daniele Farina. «La cosa da valutare è se Sala può garantire di portare avanti l’eredità di Pisapia, cosa che sembra difficile. Ma prima ancora c’è un fatto fondamentale: Sala ha ricevuto gli apprezzamenti di Lupi e Formigoni. Le primarie con lui riscriverebbero l’alleanza allargandola di fatto all’Ncd. Come successe in Liguria nello scontro Paita-Cofferati. Anzi peggio: qui in forme esplicite ed esibite». Il guaio, a sinistra, è che Giuliano Pisapia ha assicurato comunque a Renzi che benedirà le primarie. Se Sala si candiderà, la frattura fra chi lo segue e chi no a sinistra sarebbe certa.

La linea del tormento di Sel è un binario ad alta velocità che da Roma arriva a Milano. Passando per Bologna. Stasera nella città delle Torri si svolgerà l’assemblea degli ’autoconvocati’ che propongono una lista contro la ricandidatura del sindaco Merola. Allo scorso giro Sel aveva appoggiato la lista civica di Amelia Frascaroli (civica o quasi: si chiamava «Con Amelia per Bologna con Vendola»). Dopo la rottura dell’alleanza, Fascaroli non ha ancora detto cosa farà. Ma due giorni fa a Radio Città del Capo ha spiegato: «Comunque accompagnerò il sindaco nella sua azione amministrativa». Insomma, che si ricandidi o no, la pedagoga amica di Prodi non mollerà il sindaco. E non è un mistero che in Sel c’è chi farà altrettanto.

Così come succederà a Torino dove l’ex fiom Giorgio Airaudo ha annunciato la rottura con Fassino e lanciato la sua «Torino in comune»: i malumori sono già in circolazione. Lungo una linea di piccole fratture, abbandoni per lo più singoli, ma dolorosi, agitati dalla paura di vedere ritornare nella marginalità il partito che un tempo era la sinistra del centrosinistra. A Ravenna, per esempio, dallo scorso giugno è nata la lista alternativa «Ravenna in comune» che ha già scelto per candidata l’ex dirigente comunale Raffaella Sutter. Anche qui Sel ha mollato il sindaco Matteucci, del Pd. «Non ha rispettato una virgola degli accordi stretti con noi», spiega il deputato ravennate Giovanni Paglia. Anche qui un’assessora e una consigliera hanno detto no alla rottura. A Napoli invece Sel ormai ha stretto l’alleanza con De Magistris, snobbato allo scorso giro a favore del dimenticato prefetto Morcone, candidato del Pd. Ma che succederebbe se alle primarie tornasse Antonio Bassolino, l’ex sindaco del Rinascimento napoletano, alla cui memoria la sinistra è tuttora devota?