Chissà se le risposte non arrivate dal Governo arriveranno dalla magistratura. Nei prossimi giorni il Daspo Expo arriverà in Procura con due esposti: uno di Sinistra Ecologia e Libertà, l’altro un esposto sindacale unitario che la Cgil di Milano proporrà a Cisl e Uil. «Avremmo preferito avere risposte dalla politica, ma non sono arrivate» ha spiegato ieri mattina il deputato di Sel Daniele Farina in una torrida conferenza stampa davanti all’Expo Gate a Milano.

Sessantamila persone controllate, 600 quelle a cui è stata negata la possibilità di lavorare dentro al sito espositivo sulla base delle informazioni di polizia contenute nell’archivio SDI. Una vicenda su cui il Governo vuole tenere il silenziatore e che chiama in causa direttamente il ministero degli Interni: in quali altre stanze è stata presa la decisione di applicare questo filtro di polizia se non in quelle del ministero guidato da Angelino Alfano? «Abbiamo preparato un esposto alla Procura perché sia un magistrato a ripercorrere le tappe della vicenda e trovare i riferimenti normativi» ha spiegato Farina. Nella risposta arrivata venerdì scorso dal sottosegretario allo sviluppo economico Simona Vicari, il Governo ha difeso il Daspo Expo senza dare riferimenti normativi, se non al decreto legge anti-terrorismo di aprile 2015, dove scorrendo le pagine, non vi è alcuna riga dedicata ai «pass» Expo.

Anche dal punto di vista temporale il riferimento ad aprile 2015 non regge. Per la Cgil di Milano il filtro di polizia sarebbe attivo già da inizio 2014. Ma allora, chi ha deciso di utilizzare informazioni di polizia per filtrare gli ingressi a Expo? Quando e perché? I soci di Expo SpA, tra cui il Comune di Milano, sapevano di questa decisione? E ancora, quali sono stati i criteri usati per la selezione? Domande ancora senza risposta e che dopo un veloce e insoddisfacente passaggio parlamentare finiranno in Procura. Secondo l’avvocato e consigliere comunale milanese di Sel Mirko Mazzali, va fatta chiarezza anche sulla violazione della privacy dei cittadini coinvolti. La vicenda ieri pomeriggio è arrivata anche in consiglio comunale a Milano, con un intervento della consigliera di Sinistra per Pisapia Anita Sonego che chiede alla giunta milanese di prendere posizione.

Anche il Questore di Milano Luigi Savina ha detto la sua a giorni di distanza: «C’è un tavolo aperto in prefettura con i sindacati, ma quando la polizia fa accertamenti lo fa interrogando una banca dati dove ci sono i reati e non certo le appartenenze politiche» ha detto Savina. Ma allora come si spiegano i pass negati a persone incensurate? E soprattutto, da quando in Italia una denuncia in un certo momento della propria vita può essere usata per licenziare, non assumere o negare l’accesso a un luogo di lavoro? Qualcuno deve assumersi la responsabilità di aver tolto un posto di lavoro, a tempo determinato nella maggior parte dei casi, ma pur sempre un lavoro, a 600 persone. Creando un mostro nel presente e un precedente preoccupante per il futuro. In pieno Expo style, la profezia dei No Expo rischia di avverarsi: «Oggi a Expo, domani nel resto del paese».