Situata in una vallata nell’odierna prefettura di Gifu, nel Giappone centrale, la piccola cittadina di Sekigahara costituisce una zona di passaggio tra la zona orientale e quella occidentale dell’arcipelago. Proprio a Sekighara si svolse il 21 ottobre dell’anno 1600 una delle più importanti battaglie della storia del Giappone, un evento che avrebbe di fatto determinato la storia e lo sviluppo del paese fino alle fine del diciannovesimo secolo.
La prossima settimana nelle sale del Sol Levante è prevista l’uscita di un lungometraggio dedicato alla battaglia, intitolato semplicemente Sekigahara: il lavoro è diretto da Masato Harada e si avvale di un cast importante fra cui spicca nel ruolo del protagonista Koji Yakusho, volto popolare in patria e all’estero soprattutto per film quali Tampopo, Eureka o Tokyo Sonata.

Harada, che ha studiato e vissuto anche negli Stati Uniti e a Londra, ha guadagnato notorietà e successo in patria soprattutto in questo ultimo decennio con una serie di film di ampio respiro fra cui Climber’s High del 2008 o The Emperor in August del 2015, un lungometraggio quest’ultimo in cui raccontava i giorni immediatamente successivi alla resa del Giappone nel 1945 vissuti dal punto di vista degli alti funzionari del governo.

Le vicende di Sekigahara seguono e partono dalla morte del daimyo Hideyoshi Toyotomi nel 1598 quando, lasciato al figlio Hideyori di soli cinque anni tutto il potere, due fazioni emersero per avere il controllo del territorio giapponese, una coalizione di generali comandata da Mitsunari Ishida che controllava la maggior parte del Giappone occidentale ed un’altra capeggiata da Ieyasu Tokugawa che occupava la parte orientale dell’arcipelago. La campagna durò sette settimane e le due parti si allearono di volta in volta con diversi clan e famiglie. Il film di Harada, che si basa su una serie di tre omonimi romanzi, oltre alla battaglia vera e propria si concentra anche sugli intrighi politici, i continui voltafaccia e le manovre machiavelliche che contribuirono al successo di Tokugawa.

È interessante notare come la battaglia assunse l’importanza che riveste oggi nella storia del Giappone solo successivamente, come spesso accade è la costellazione di eventi che si dispone in un certo momento storico a far risaltare e rendere significativo un certo accadimento e non solamente il fatto in sé, per quanto importante. Sekigahara fu considerata agli inizi infatti solamente uno fra i tanti scontri che punteggiarono il lunghissimo periodo degli stati belligeranti conosciuto come Sengoku (1467-1603) e che tanto è stato raccontato dalla cinematografia giapponese da Kenji Mizoguchi ad Akira Kurosawa, da Masaki Kobayashi a Takashi Miike.

Quando l’imperatore, una carica che come oggi in pratica non aveva nessun potere se non quello formale, nominò Ieyasu Tokugawa shogun nel 1603, molto cambiò nella situazione geopolitica dell’arcipelago. La nomina attraverso l’annessione ed il controllo di molte terre e la lealtà di molti clan sparsi nel paese di fatto garantì a Tokugawa il dominio sull’intero territorio nipponico che si protrasse e consolidò attraverso i suoi eredi per più di 250 anni fino alla Restaurazione Meiji (1868).
La battaglia di Sekigahara sancì così non solo la fine del periodo bellico in cui i vari clan giapponesi combatterono fra loro, ma con l’inizio del dominio dello shogunato Tokugawa anche l’alba dell’Epoca Edo (1603-1868) e del Sakoku, la politica isolazionista che vietava agli stranieri di commerciare o sbarcare in Giappone, con la sola eccezione di olandesi e cinesi nel porto di Nagasaki.