La Giornata mondiale della sicurezza sul lavoro in Italia è dedicata anche alle vittime dell’amianto. Ieri Camilla Fabbri, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli infortuni, ha spiegato che è in corso di elaborazione un Testo unico, redatto in collaborazione con l’Inail, che sarà pronto in novembre. Un altro ddl (non ancora approvato) estenderebbe alle vittime e alle loro famiglie il beneficio del patrocinio a spese dello Stato, a prescindere dal reddito personale e familiare. «Nonostante l’amianto sia bandito dal 1992, il picco massimo di malattie asbesto-correlate sarà raggiunto, purtroppo, nel 2020», ha spiegato Fabbri. Abbiamo chiesto a Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, di farci un punto sul tema.

Voi chiedete un «Piano nazionale amianto». Ma non era già stato approntato dal governo Monti?

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Quel piano non è mai decollato, è rimasto sulla carta, anche perché non aveva finanziamenti. Oggi si contano in Italia almeno un milione di micro siti e 34 mila siti inquinati, con 40 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto. Il registro mesoteliomi dell’Inail censisce 1500 morti l’anno, ma secondo una nostra stima prudenziale sono invece almeno 6 mila. Questo perché si deve tenere conto anche dei circa 3 mila decessi per cancro al polmone, senza contare che per lo Iarc dell’Oms anche i tumori alla laringe, alle ovaie, al colon e gastrointestinali hanno maggiore incidenza tra gli esposti all’amianto. Ancora: ci sono le placche e gli ispessimenti pleurici, che causano complicazioni cardiocircolatorie.

Quali sono i siti più inquinati? Industrie, edifici pubblici, scuole?
Tutti gli stabilimenti industriali che ne hanno fatto uso o lo hanno lavorato. E gli edifici che lo hanno tra i materiali da costruzione, in particolare 2400 scuole in tutta Italia. Abbiamo calcolato che 350 mila alunni, inclusi universitari, risultano esposti, oltre a 50 mila docenti e non docenti. Due anni fa il premier Renzi promise che avrebbe messo a posto tutte le scuole, addirittura tra i provvedimenti dei primi 100 giorni: poteva essere un’ottima occasione anche per bonificare gli istituti, ma dopo 24 mesi siamo ancora qua, nulla è cambiato.

È emerso il caso di una scuola di Firenze, come denuncia la pagina Fb del documentario «Stop amianto a scuola».
Quel caso glielo abbiamo segnalato noi, è l’Iti Leonardo da Vinci. A tutte le assemblee che abbiamo organizzato è arrivata puntuale una lettera del Comune che ci informava che se l’amianto è compatto per i ragazzi non c’è pericolo. Ricordo però che il passare del tempo e il deteriorarsi delle costruzioni rende pericoloso anche sbattere le porte, tanto che il preside ha affisso cartelli in tutta la scuola per invitare gli allievi a non correre nei corridoi e a non sbattere porte e finestre.

Complicato fare scuola così. E per i casi legati alla Marina?
Sulle navi della Marina militare è in corso a Padova il Marina bis, processo penale già in stato di dibattimento. Un altro, il Marina ter, è alle fasi di indagine. La procura di La Spezia sta indagando inoltre sulla possibile presenza di amianto nell’arsenale. Segnalo poi una nostra denuncia in Commissione Lavoro del Senato, di un anno fa, relativa all’importazione, recente, di amianto dall’India: crediamo per produrre armamenti. Sul tema, il governo ha risposto a una interrogazione di Luigi Di Maio (M5S), confermando che in anni recenti risulta sia stato importato amianto.

Lo Stato ha fatto largo uso di amianto in passato?
Noi abbiamo chiesto che grossi enti e aziende di Stato siano pienamente trasparenti sulle bonifiche: faccio gli esempi di Eni e Fs, che hanno fatto largo uso di questo materiale. Il Piano nazionale si potrebbe avviare anche utilizzando fondi europei, accordandosi con le Regioni, e concedendo sconti fiscali alle imprese che bonificano i propri impianti. Per chi vuole segnalare siti inquinati o patologie da amianto segnalo i registri web Ona guardia nazionale amianto e Repac Ona.