L’Italia inaugura il suo ventunesimo Sei Nazioni di rugby con una netta sconfitta contro i campioni in carica del Galles. Al Principality Stadium di Cardiff il punteggio finale è di 42 a 0, con cinque mete gallesi messe a segno da Adams (17’, 29’ e 82’), Tompkins (59’) e North (76’). Il tabellone è crudele non solo per lo scarto ma per l’incapacità della squadra azzurra di segnare dei punti. Non era onestamente una partita alla portata della nostra nazionale: il gap da colmare era davvero troppo ampio.

Dall’Italia, che sotto la guida di Franco Smith in questo 2020 deve inaugurare un nuovo ciclo, si attendevano alcuni segnali di discontinuità rispetto alle ultime stagioni. Più qualità difensiva, maggior disciplina nei momenti più importanti del match. Nonostante la dura sconfitta, qualche segnale è tuttavia arrivato. La buona prestazione della mischia chiusa e in particolare della prima linea che ha più volte messo sotto il pacchetto gallese. La tenuta di una touche che avrebbe potuto soccombere, essendo priva di Ruzza e di Budd (poi subentrato dalla panchina). Una difesa che fin quando ha avuto fiato e forze non ha sfigurato.

Tutto questo però non poteva bastare, non contro il Galles e non a Cardiff, in uno dei templi del rugby mondiale. La squadra allenata dal neozelandese Wayne Pivac, che prima di sedersi sulla panchina dei dragoni al posto di Warren Gatland, ha allenato Llanelli, ha sciorinato tutta la sua tecnica, le scelte giuste in ogni fase di gioco, la qualità dei singoli, su tutti Justin Tipuric e Tomos Williams, oltre all’iconico capitano Alun Wyn Jones.

Nei primi 40 minuti di gioco la squadra azzurra è riuscita a entrare solo due volte nei ventidue metri avversari, e soltanto a un passo dall’intervallo si è trovata nelle condizioni di scalfire un dominio gallese fin lì incontrastato. Ma per tutto il resto del tempo l’Italia non aveva prodotto azioni degne di nota, pagando l’inesperienza e l’indisciplina nei punti di incontro.

Dopo 3 minuti il primo fallo della difesa azzurra ha offerto a Dan Biggar la possibilità di muovere il punteggio. Altri due penalty dell’apertura gallese, al 10’ e al 15’, portavano i dragoni sul 9-0, oltre il break. Poi arrivavano le prime due mete di Josh Adams. Il tempo si chiudeva sul 21 a 0, con ben sette falli spesi dall’Italia e il rischio di un cartellino giallo incombente. Il tutto senza gravi colpe degli azzurri: la differenza era data dai valori tecnici in campo e dall’incapacità azzurra di mantenere il possesso dell’ovale, avanzare e portare attacchi in profondità. La difesa gallese era certamente forte e ben posizionata, ma troppi i palloni regalati agli avversari con calci di spostamento frutto della propria impotenza e non di scelte tattiche ponderate. Leigh Halfpenny, estremo guardiano della terra di nessuno, ringraziava e da lui ripartivano ogni volta i contrattacchi dei padroni di casa.

Nel primo quarto d’ora della ripresa l’Italia produceva il massimo sforzo offensivo senza tuttavia portare a casa alcun punto. Poi subentravano i cambi, la stanchezza, e il Galles allungava ancora, trovando spazi e il punto di bonus necessario a rimpolpare la classifica. Il fischio finale, dopo la terza meta di Adams, era liberatorio.

Note sui singoli: buona prova dei giovani Zilocchi e Cannone, più che apprezzabile la prestazione di Canna in un ruolo, primo centro, che non è il suo. Sul piano collettivo, tanta, tantissima strada da fare. Appuntamento a domenica prossima con la Francia a Parigi.

A Dublino è andata in scena la sfida in salsa celtica tra Irlanda e Scozia. E’ finita 19-12 per i verdi che hanno dovuto faticare molto per avere la meglio di un avversario mai domo che non ha mai mollato di un metro. Jonathan Sexton ha segnato l’unica meta dell’incontro oltre ai punti su calcio piazzato.