La quarta e penultima giornata del Sei Nazioni dovrebbe chiarire alcuni dei quesiti ancora irrisolti. Il tabellone propone per sabato le sfide tra Irlanda e Scozia (DMax, 15.15) e tra Francia e Inghilterra (Dmax, 17.45). Domenica toccherà all’Italia (Dmax, 16.00) che affronterà a Cardiff il Galles.

L’Irlanda ha finora sempre vinto ed è dunque in corsa, oltre che per la vittoria finale, anche per il Grande Slam e la Triple Crown. Grazie ai 2 punti di bonus conquistati viaggia a quota 14 con un quoziente di +49 che potrebbe risultare prezioso in vista dell’ultima sfida in trasferta contro gli inglesi. Il match di domani all’Aviva Stadium di Dublino la vede favorita, sebbene un anno fa fosse stata sconfitta dagli scozzesi che si portarono così a casa il Centenary Quaich, il trofeo che dal 1989 è messo in palio per la vincente di questo confronto tutto in chiave celtica. Nei verdi si segnalano due cambi rispetto alla formazione che sabato scorso ha battuto i gallesi. Garry Ringrose, il ventitreenne centro del Leinster, ritrova la maglia di titolare complice l’infortunio a Chris Farrell, mentre Tadhg Furlong riprende il suo posto in prima linea. Un solo cambio invece nella Scozia, con Blair Kinghorn che rileva l’acciaccato Tommy Seymour tra i trequarti.

Nonostante la sconfitta patita nella prima giornata contro il Galles, gli scozzesi (terzi in classifica con 8 punti) sono ancora in corsa per la vittoria finale. I successi contro la Francia prima e poi contro l’Inghilterra hanno dato entusiasmo alla squadra, che ha ritrovato il miglior Finn Russell in cabina di regia e ha dato dimostrazione di grande carattere e disciplina nel match con gli inglesi. E’ tuttavia difficile immaginare che gli irlandesi possano scivolare sul proprio campo, cosa mai accaduta da quando la squadra è allenata da Joe Schmidt, ed è abbastanza probabile che il “power-rugby” dei padroni di casa, capaci di imporre intensità e ritmi di gioco micidiali, abbia la meglio sulla maggior estro degli ospiti.

Allo Stade de France di Parigi è di scena “Le Crunch”, così i britannici chiamano questa sfida incominciata tanti anni fa, rinforzata dalla storica rivalità che divide gli antichi nemici e ormai divenuta una classica del rugby. Gli inglesi (secondi in classifica) si sono presentati al torneo con la baldanza di chi ha vinto le due ultime edizioni e nelle scorse stagioni ha battuto tutte le grandi squadre (esclusi gli All Blacks). La guida del carismatico Eddie Jones è sembrata il balsamo miracoloso in grado di guarire il XV della Rosa dai molti difetti che gli conoscevamo, restituendo agli inventori del gioco quella posizione apicale nelle gerarchie ovali che nell’ultimo decennio molti avevano loro contestato. La sconfitta di Edimburgo è stata una brusca frenata, una botta di quelle che possono lasciare il segno. Di nuovo, come un tempo, troppa indisciplina, troppi palloni gettati al vento.

Il match di domani con la Francia è dunque un momento della verità: i coqs (penultimi con 6 punti) sono una formazione altrettanto potente ma meno dotata tecnicamente rispetto a quella inglese. Dopo due sconfitte di misura hanno però agguantato la loro prima vittoria sabato scorso contro l’Italia e vorrebbero ripetersi. L’avversario, del resto, fa gola. Sarà anzitutto un confronto fisico e a deciderlo potrebbe essere proprio la disciplina: da una parte (Machenaud) e dall’altra (Farrell) ci sono due calciatori che raramente sbagliano.

Domenica tocca all’Italia. Il cammino azzurro in questo Sei Nazioni è un percorso a parte che non ha finora riservato sorprese: tre partite, tre sonore sconfitte. E’ un destino segnato per una squadra che ha come primo obiettivo colmare un gap per ora troppo ampio tra sé e le altre squadre. Per ora abbiamo visto piccoli progressi, alcune giovani che promettono bene, qualche lampo nelle tenebre, ma lo scarto tra l’Italia e le grandi del rugby rimane invariato. In ognuna delle tre partite si sono visti i medesimi errori e una scarsa tenuta tanto alla distanza quanto nei momenti in cui l’avversario ha alzato il ritmo di gioco; questo, più ancora dei singoli episodi, è il segnale inequivocabile delle difficoltà del nostro rugby a reggere il passo delle grandi squadre.

Oggi tocca al Galles, nello stadio del Principato dove mai l’Italia ha vinto (pareggiò però una volta, nel 2006, durante la gestione di Berbizier). Quella gallese non è una squadra alla nostra portata. E’ più forte in tutti i reparti e sul suo campo non perde quasi mai. Ha concluso un ciclo vincente e si trova ora in una fase di transizione, con alcuni veterani in procinto di passare il testimone. Warren Gatland ha scelto di cambiare ben dieci giocatori rispetto al match di sabato scorso con l’Irlanda, un po’ perché intenzionato a vedere all’opera forze nuove, un po’ per far riposare i titolari in vista dell’ultimo turno, quando i gallesi ospiteranno la Francia. Un cambio per gli azzurri, con Giulio Bisegni che prende il posto dell’infortunato Tommaso Boni.
Galles: L. Williams; North, Watkin, Parks, Evans; Anscombe, G. Davies; Faletau, J. Davies, Tipuric; B. Davies, Hill; Francis, Dee, Smith.
Italia: Minozzi; Benvenuti, Bisegni, Castello, Bellini; Allan, Violi; Parisse, Mbanda, Negri; Budd, Zanni; Ferrari, GHiraldini, Lovotti.