Facciamo un piccolo passo indietro. Lo scorso torneo del Sei Nazioni cominciò con l’Inghilterra nel ruolo di gran favorita, dovendosi però guardare dall’Irlanda campione uscente (grande slam) e da un Galles che tutti davano in ripresa. Finì con i gallesi trionfanti in tutti e cinque i match disputati. Il XV della Rosa cadde a Cardiff nella terza giornata e non ebbe la forza di riprendersi, tanto da pareggiare l’ultima partita con la Scozia a Twickenham valida per la Calcutta Cup. Quanto all’Irlanda, lo squadrone protagonista di un triennio di successi si sgonfiò tutto d’un colpo e chiuse al terzo posto. Sei mesi più tardi il mondiale che si disputava in Giappone riservò nuove sorprese. Il Galles vinse il suo girone, superò con un solo punto di scarto la Francia nei quarti ma, stanco e decimato dagli infortuni, fu fermato in semifinale dagli Springboks. L’Irlanda confermò ancora una volta di non avere un buon feeling con la William Webb Ellis Cup: perse con il Giappone in un girone di qualificazione che chiuse al secondo posto e nei quarti si trovò di fronte gli All Blacks dai quali fu travolta. L’Inghilterra, quotatissima, raggiunse con merito la finale avendo dominato i favoritissimi All Blacks in semifinale, ma il 2 novembre al Yokohama Stadium fu infilzata senza riguardo dagli Springboks che si laurearono campioni per la terza volta nella storia. Questo è stato il 2019 in versione ovale.

E’ UN FATTO accertato che il Sei Nazioni spesso smentisce i pronostici della vigilia: questo è uno degli aspetti più belli del torneo più antico del mondo. E’ altrettanto vero che l’edizione che segue la coppa del mondo si caratterizza di solito per l’apertura di nuovi cicli e nuove prospettive. Molte squadre cambiano guida tecnica e diversi giocatori hanno chiuso la loro carriera internazionale dopo la rassegna iridata. Il mondiale è un punto a capo: le federazioni nazionali fanno un bilancio e si preparano a un altro quadriennio. Non è dunque un caso se ben quattro delle squadre in campo nel weekend presentano nuovi allenatori.

IL SEI NAZIONI che si apre domani con Galles-Italia (15:15, DMAX) è giunto alla centoventiseiesima edizione. Nato nel 1883 con le sole quattro unions delle Isole Britanniche, si è poi allargato alla Francia (1910) e con l’inizio del nuovo millennio, con l’ammissione dell’Italia, è passato all’attuale versione a sei squadre. Con 39 successi finali, il Galles è la nazione che ha vinto di più, segue l’Inghilterra con 38 vittorie. Più sotto troviamo Francia (25), Scozia (24) e Irlanda (23). L’Italia non ha mai vinto e chissà se potrà mai aspirare a farlo. Tutti i pronostici (saranno smentiti anche questa volta?) danno per vincente l’Inghilterra. Domenica il XV della Rosa sarà in campo (ore 16:00, diretta su DMAX) contro la Francia. La sfida, attesissima, ha preso il nomignolo di Le Crunch (“lo scricchiolio”: copyright The Irish Times, 1981) e sarà un primo momento della verità per entrambe le squadre. Gli inglesi, che hanno confermato Eddie Jones in panchina, sono la formazione più solida e rodata del torneo: poche novità nonostante un serbatoio illimitato di talenti dal quale lo stratega Jones attingerà secondo la bisogna. La Francia, invece, ha cambiato praticamente tutto e guarda lontano, verso il 2023, quando ospiterà la Coppa del mondo. A guidare la squadra c’è Fabien Galthié, grandissimo da giocatore e ora carismatico allenatore. Nel primo gruppo dei 42 convocati, poi scremato, l’ex mediano di mischia dei Bleus ha chiamato ben 19 esordienti assoluti, molti dei quali appena ventenni, e ha pre-pensionato un folto numero di veterani, da Huget a Medard, passando da Machenaud e Slimani. Rivedremo sprazzi di rugby champagne, dopo il grigiore delle ultime stagioni? A sperarlo sono in molti.

L’IRLANDA attende la Scozia a Dublino (17:45, DMAX). Sulla panchina dei verdi c’è Andy Farrell, su quella scozzese è stato confermato Greg Townsend. Per ora Farrell ha scelto una linea conservativa, convocando buona parte dei reduci della scorsa stagione, ma il giovane Caelan Doris, ventunenne terza-centro di Leinster, esordiente assoluto, promette di essere una delle rivelazioni del torneo. Sul fronte opposto il dopo-mondiale ha fatto registrare l’addio di Greig Laidlaw, John Barclay e Tommy Seymour alla nazionale, mentre Finn Russell è stato rispedito a casa per ragioni disciplinari e Darcy Graham è infortunato. Il bilancio della coppa del mondo – sconfitte con Irlanda e poi con il Giappone nel match decisivo per la qualificazione ai quarti – è stato considerato fallimentare. La Scozia di questi ultimi anni si può riassumere così: genio e sregolatezza, gioco divertente e amnesie inspiegabili. In breve: poca consistenza. E sabato prossimo sarà Calcutta Cup, sfida al coltello con gli inglesi, “caccia al pavone”, Brexit versus Remain. Ce n’è quanto basta.

Il calendario:

Sabato 1 febbraio: Galles-Italia, Irlanda-Scozia.

Domenica 2 febbraio: Francia-Inghilterra

Sabato 8 febbraio: Irlanda-Galles, Scozia-Inghilterra.

Domenica 9 febbraio: Francia-Italia.

Sabato 22 febbraio: Italia-Scozia, Galles-Francia

Domenica 23 febbraio: Inghilterra-Irlanda.

Sabato 7 marzo: Irlanda-Italia, Inghilterra-Galles.

Domenica 8 marzo: Scozia-Francia.

Sabato 14 marzo: Galles-Scozia, Italia-Inghilterra, Francia-Irlanda.