Riunione nel pomeriggio al Nazareno, la sede del Pd, pausa di consultazioni, di nuovo riunione fino a sera. Nel pomeriggio si riunisce anche l’area Bersani, lui presente. Ma non se ne esce, almeno per ora: il comitato cui il ’caminetto’ del Pd ha affidato il compito di individuare una proposta unitaria per l’assemblea di domani lavorerà ancora oggi. Ne fanno parte i capigruppo dei gruppi parlamentari Zanda e Speranza, i vicepresidenti dell’assemblea Sereni e Scalfarotto e il coordinatore dei segretari regionali Enzo Amendola.

Il punto è che il segretario che a norma di statuto sarà eletto dall’assemblea sarà di fatto un reggente, un traghettatore verso il congresso vero e proprio. Che fra l’altro difficilmente potrà svolgersi prima dell’estate: non ci sono i tempi tecnici per riunire i circoli e le federazioni, e poi indire le primarie. Stando così le cose, in molti scaldano i motori per il ’secondo tempo’, cioè il congresso. Così il giovane Roberto Speranza, a cui i bersaniani pensano per la corsa di autunno; così Anna Finocchiaro, che sta pensando di candidarsi; così il candidato delle sinistre interne Gianni Cuperlo, che ha dichiarato ufficialmente di «essere a disposizione» nella riunione del coordinamento di mercoledì. Così Pietro Folena, pronto a correre in cas di rinuncia di Cuperlo. Anche Piero Fassino e Sergio Chiamparino, indicati come possibili segretari «re di maggio» non sono disponibili, visto gli impegnativi incarichi che ricoprono: il primo è sindaco di Torino, il secondo presidente della Fondazione San Paolo. Esclude nettamente un suo passo avanti anche l’invocatissimo presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti. La corsa a sfilarsi continua.

Non solo per questo l’assemblea di domani, che partirà con una relazione del segretario uscente in buona parte riferita al governo Letta, sarà parecchio complicata. Laura Puppato, contraria alle larghe intese, annuncia un documento sulla «centralità del parlamento per il bene del paese». Chiede che sulle leggi si cerchi condivisione anche con forze fuori dalla maggioranza, Sel e M5S. Tanto più sulle proposte contenute nel programma della defunta alleanza di centrosinistra. Il documento potrebbe raccogliere molti sì, e di fatto sarebbero sì alle maggioranze variabili: una mina pericolosissima sulla strada del governo Letta.

Tanto più che domani fuori dalla Fiera di Roma, dove si svolgerà la discussione, si è data appuntamento la rete degli Occupy-Pd, contraria alle larghe intese e poco amichevole (è un eufemismo) con il gruppo dirigente riunito dentro. Alcuni di loro oggi pomeriggio incontreranno i deputati dei giovani democratici, la giovanile di Fausto Raciti, in un appuntamento convocato a Roma (al circolo Woody Allen, quartiere San Giovanni). Una discussione che continuerà il 19 a Prato «sperando di poterla proseguire anche in futuro, per ricostruire il Pd sulle idee e sulla politica», dicono i Gd.

A complicare ulteriormente tutto c’è anche che contemporanea all’assemblea Pd a Roma si svolgerà una manifestazione di Sel (Stefano Rodotà sul palco) che inviterà i democratici a rompere col Pdl; e a Milano un’iniziativa del Pdl contro la magistratura, presente Berlusconi. Una miccia accesa per il Pd, e un assist per chi (giovani turchi e sinistra interna in prima linea) sostiene la linea di un Pd «autonomo» dal governo di Enrico Letta. Che sarà all’assemblea, e forse prenderà la parola, come potrebbero fare il sindaco Renzi e Massimo D’Alema.