Dopo i recenti fatti di Ostia dei giorni scorsi – il risultato elettorale di CasaPound e la brutale e inquietante aggressione di Daniele Piervincenzi, il giornalista Rai della trasmissione Nemo – in Italia in molti temono il dilagare di fenomeni simili ad Alba Dorata, la forza neonazista greca. Eppure, il partito xenofobo dell’estrema destra ellenica, sta attraversando, una crisi molto profonda. I segnali sono molteplici e vanno tutti nella stessa direzione.

IL CAPO DEL PARTITO, Nikos Michaloliákos, nella città di Trikala, in Tessaglia, ieri è stato duramente contestato da parte di studenti, lavoratori, membri del consiglio comunale e dai rappresentanti di tutti i partiti. Nella piazza centrale della città, è stata organizzata una manifestazione antifascista, con lo slogan «il Führer è indesiderato, il fascismo non passa».

Inoltre, negli ultimi giorni, è arrivato un altro segnale, che potrebbe apparire di secondaria importanza, ma che invece è da ritenere molto significativo. Nelle elezioni sindacali dei tassisti greci, quattro anni fa, Alba Dorata era riuscita a superare la percentuale del 13% e dichiarava apertamente di puntare almeno al raddoppio dei consensi. L’anno scorso ha subito un crollo verticale, è quest’anno ha deciso di non presentarsi neanche alle votazioni di categoria.

Si tratta di un «termometro sociale» molto importante, dal momento che, quella dei conducenti e dei proprietari di taxi, non è mai stata, propriamente, una delle categorie più progressiste del paese. Inoltre, in un veloce quanto efficace video diffuso su internet, l’osservatorio Golden Dawn Watch, attraverso un rapido montaggio paragona la tensione e la violenza provocata dai neonazisti, in molte zone periferiche di Atene negli anni passati, e la tranquillità di oggi.

La conclusione a cui arrivano gli autori del filmato è che «senza Alba Dorata i nostri quartieri sono migliori», facendo capire, allo stesso tempo, che il processo in corso contro i membri del partito ha fatto comprendere a moltissimi greci la vera natura di «Chrysì Avghì-Alba Dorata». Si tratta del processo cominciato nell’aprile del 2015, che ha portato alla sbarra complessivamente sessantacinque membri e deputati del partito, con l’accusa principale di appartenere a un’organizzazione criminale. Una organizzazione che, dai pubblici ministeri, è ritenuta responsabile dell’uccisione del rapper di sinistra Pàvlos Fìssas, il 17 settembre 2013, di innumerevoli attacchi contro cittadini immigrati, in particolar modo venditori ambulanti, come anche di aggressioni contro sindacalisti di sinistra.

In una delle testimonianze rilasciata in aula, una donna, ex membro di Alba Dorata (che si trova sotto protezione ed ha deposto sotto anonimato, in teleconferenza), ha descritto i metodi usati dall’organizzazione: «Ci dicevano di menare i pachistani, era il loro hobby, non li consideravano delle persone», ha dichiarato la testimone. Che ha anche rivelato che un giorno, nell’estate del 2013, uno degli imputati per l’omicidio di Fìssas, insieme a un altro membro del partito neonazista, scendendo da un monte ha incontrato due pachistani. «Uno è riuscito a fuggire. L’altro è stato colpito in maniera durissima, gli sferravano calci sulla testa come se stessero tirando un rigore. È probabile che quest’uomo sia morto», ha deposto la testimone sotto protezione.

Dal processo, inoltre, emergerebbe anche che alcuni neonazisti avevano ottimi rapporti con la polizia, tanto da riuscire ad assicurarsi una sorta di «protezione» nel corso delle loro manifestazioni così da evitare di essere fermati, anche in casi eclatanti, come successe dopo un’aggressione ad una donna incinta.

ELEMENTI E TESTIMONIANZE raccapriccianti, che stanno rafforzando la coscienza democratica dei greci. Anche di chi – si spera – nei primi anni di una crisi economica dalla durezza inimmaginabile, si era fatto ingannare dalle promesse di finti e pericolosissimi patrioti, che desideravano sostituirsi, se possibile, a tutte le istituzioni dello stato, ad iniziare dalla polizia, per finire col paramento.

È chiaro che non si può ancora abbassare la guardia, come dimostra anche l’aggressione di Alba Dorata nei confronti dell’avvocata «dei migranti» Evghenìa Kouniàki, e di altre due donne, pochi giorni fa, accanto all’ingresso del tribunale di Atene.

Secondo gli ultimi sondaggi, Chrysì Avghì raggiungerebbe ancora il 6,7% delle intenzioni di voto, una percentuale molto vicina alle elezioni dell’autunno del 2015. Ma è impressione diffusa che nella società greca si stia iniziando a manifestare una nuova e salutare consapevolezza (grazie soprattutto a testimonianze e elementi inequivocabili), che ci si augura si possa rafforzare anche dopo la sentenza del processo in corso, prevista tra circa un anno.