Il governo di Alexis Tsipras vuole mandare un segnale forte ai partners europei e non solo: la Grecia sta uscendo dalla recessione e si prepara a poter camminare nuovamente reggendosi solo sulle proprie gambe. Ovviamente, il processo è molto complesso, e non mancano le insidie.

DOPO CHE la Commissione europea, qualche giorno fa, ha chiesto la chiusura della procedura d’infrazione a carico della Grecia per deficit eccessivo, il governo di Syriza sta studiando la possibilità di poter emettere nuovamente titoli di stato, per dimostrare che il paese, in modo lento ma costante, può tornare a finanziarsi sul mercato, e quindi di sopperire in autonomia ai propri bisogni, senza aiuti e sostegni esterni.

IERI, TUTTO ERA PRONTO, secondo la stampa greca, per l’emissione di un titolo di stato a scadenza quinquennale, con un tasso di interesse intorno al 4%. Lo scopo, era quello di garantirsi un’offerta di circa 4 miliardi di euro. Alla fine, però, è prevalsa la linea della prudenza e fonti della presidenza del Consiglio ellenica hanno fatto sapere che il governo segue gli sviluppi sui mercati e deciderà quando il paese vi tornerà, non in base ai rumor, ma «alla migliore gestione possibile del debito pubblico greco».

Non si vuole rischiare, quindi, di creare un clima di incertezza, tenendo anche conto del fatto che dopodomani, il Fondo Monetario Internazionale ha in programma una riunione in cui si discuterà dettagliatamente della Grecia e della partecipazione all’ultima parte del piano di sostegno del paese. Secondo quanto è già filtrato da Washington, giovedì verrà presentato uno studio del Fondo, nel quale si ribadisce la posizione ormai espressa da tempo dall’organismo internazionale guidato da Christine Lagarde. E cioè che «il debito greco, non può assolutamente essere considerato sostenibile».

DA UNA PARTE, cioè, questa tesi fornirà un ulteriore sostegno alla posizione del governo Tsipras, che ha sempre chiesto un sostanziale alleggerimento del debito. Dall’altra, tuttavia, potrebbe creare una certa fibrillazione, ed è per questo che Atene, alla fine, avrebbe preferito non rischiare con un ritorno sui mercati proprio in questo momento.

I COMMENTATORI sottolineano che con la tranche di aiuti sbloccata recentemente, la Grecia può far fronte ai suoi obblighi finanziari sino alla fine dell’anno, e che, quindi, per ora non ci sono motivi di particolare urgenza, che la spingano all’emissione immediata di titoli di stato. Ma è anche vero che il governo ellenico vuole dare il segnale che il periodo più difficile della crisi è ormai alle spalle, ed è per questo che appena sarà possibile – forse anche a breve – tornerà a valutare «l’opzione mercati».

NEL FRATTEMPO, Alexis Tsipras si concentra sulla questione della lotta alla disoccupazione, un problema di importanza cruciale.
Dopo aver incontrato la ministra del lavoro Efi Achtsioglou, il primo ministro greco ha dichiarato che l’obiettivo del governo, d’ora in poi, è riuscire a ridurre il tasso di disoccupazione del 2,5% ogni anno.

«ORMAI, siamo realisticamente ottimisti per quel che riguarda la lotta alla disoccupazione», ha dichiarato il leader di Syriza. La percentuale complessiva è ancora molto alta, e tocca il 21%, ma è anche vero che si tratta del livello più basso registrato negli ultimi cinque anni. Rispetto al mese di aprile del 2014, c’è stato un calo di cinque punti percentuali.

L’OBIETTIVO di Alexis Tsipras contemporaneamente è riuscire a combattere il lavoro nero, un fenomeno questo che negli anni della crisi ha assunto dimensioni sconcertanti. A questo scopo, è stato annunciato un inasprimento dei controlli, da parte dell’ispettorato del lavoro. I tagli alle pensioni ed agli stipendi imposti dai creditori dovrebbero essere finalmente giunti a conclusione.

E IL GOVERNO guidato dalla Coalizione della Sinistra Radicale Greca, cerca ora di porre l’accento sulle garanzie e la protezione dei più deboli, per riguadagnare i consensi persi e non lasciare alla destra di Nuova Democrazia la possibilità di parlare di stato sociale e rispetto dei diritti. Sempre che Schäuble e i suoi alleati, permettano al paese di respirare e muoversi entro quelli che sono i confini di libertà riconosciuti a tutte le democrazie.