È in corso a Torino fino al 3 febbraio la quinta edizione del Seeyousound Music Film Festival, rassegna di cinema a tematica musicale: quattro sezioni competitive per lungometraggi di finzione, documentari, corti e videoclip più due rassegne non competitive dedicate rispettivamente a biopic o ritratti di singole esperienze (Into the Groove) e a film che narrano di momenti in cui la musica ha svolto un ruolo di rilievo storico e sociale (Rising Sound – Music is the weapon). Nato come festival torinese, SYS è cresciuto negli anni fino a diventare un percorso itinerante esteso a Pisa, Lecce, Palermo, Bologna e Milano. Inoltre, da quest’anno partecipa alla rete europea di festival dedicati al cinema a tema musicale MFFN, i cui rappresentanti si riuniscono a Torino in questi giorni.

LO SFORZO organizzativo per sprovincializzare il progetto e per attrarre sponsor e spettatori c’è e si vede ma bisogna sperare che dj set, cocktail, clip pubblicitarie e concerti pre-proiezione in futuro non compromettano la centralità del cinema pur di creare «evento». Anche perché è solo attraverso un cinema scelto per lo più con cura e sensibilità che SYS riesce a proporre film che coniugano valore estetico e civile. Tra questi, Taking Iacanga di Thiago Mattar (sezione Rising Sound), che narra la breve storia di un festival di musica brasiliana ideato e organizzato da un gruppo di giovanissimi tra la fine dei ’70 e la metà degli ’80: il festival di Aguas Claras si svolse malgrado la dittatura militare ma non poté nulla contro la golosità di sponsor e affaristi che finirono per snaturare e distruggere quella straordinaria esperienza di controcultura.

NELLA SEZIONE Into the Groove, è passato invece Whitney di Kevin MacDonald in cui la figura di Whitney Houston viene raccontata attraverso interviste e un repertorio eterogeneo di materiali pubblici ma soprattutto privati. Per di più, tramite il montaggio, il regista contestualizza il percorso dell’artista in modo da creare un costante controcanto politico. Ecco dunque Whitney che nasce nel ’63 a Newark, nel New Jersey, dove nella lunga estate del ’67 si tennero rivolte e sanguinose repressioni razziali a seguito delle quali la famiglia Houston decise di trasferirsi nella zona residenziale di East Orange. Nonostante le aspirazioni piccolo-borghesi dei genitori (la madre Cissy è una celebre corista), la scuola cattolica, le domeniche in chiesa, il talento che la porta a vette incredibili di fama e ricchezza, Whitney si ritrova risucchiata dal peso delle norme sociali (l’eterosessualità, il matrimonio), dal timore del fallimento e dall’impossibilità di emanciparsi dalle logiche di potere che condannano gli afroamericani a una vita di esclusione e autodistruzione (droga, alcool, violenza, abusi).

Infine, tra i lunghi di finzione in concorso segnaliamo il delizioso Village Rockstars, scritto, diretto, montato e prodotto dall’indiana Rima Das. Si tratta del racconto di formazione di una ragazzina che si ribella alla femminilità tradizionale e sogna di creare un gruppo rock nel suo villaggio. Mentre attende di potersi permettere l’acquisto di una chitarra vera, con i suoi amici costruisce strumenti giocattolo in polistirolo e materiali di recupero. A ciò si aggiunge l’arrivo del monsone e di un’inondazione che rischia di lavare via ogni speranza. Una fiaba rock oltre ogni stereotipo.