La «nuova» politica europea sui migranti del ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer: «la Germania è pronta ad accogliere il 25% dei profughi soccorsi nel Mediterraneo» e insieme alla Francia si prenderà in carico metà dei salvataggi effettuati dalle navi non solo delle Ong. «Ho sempre detto che la nostra politica migratoria è anche umana e che non avremmo mai lasciato annegare nessuno» spiega il leader Csu nell’intervista alla Süddeutsche Zeitung.

La sua proposta verrà discussa il 23 settembre a Malta dai ministri degli Interni dell’Ue. Anche se non si tratta di una novità, almeno dal punto di vista numerico. «Un quarto dei migranti salvati è più o meno la quota che abbiamo sostenuto finora. In questa chiave non cambia niente, solo l’attuale procedura di distribuzione dei profughi, troppo tortuosa perché basata sulla distribuzione dei singoli migranti in tutta Europa» ammette Seehofer. Nessuna retromarcia, dunque, rispetto ai principi del suo «Migration-plan» depotenziato da Cdu e Spd ma solo per quanto riguarda i famigerati centri di transito. Piuttosto, cominciano a pesare i nuovi rapporti di Berlino con Roma, dove non c’è più Matteo Salvini con cui «non c’erano le basi per una fiduciosa collaborazione» ma la neoministra dell’Interno Luciana Lamorgese, già invitata da Seehofer a «visitare Berlino» la settimana prossima in nome di «un nuovo inizio».

Tutto mentre la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, è impegnata a puntellare l’accordo che dovrebbe «superare Dublino» con Giuseppe Conte. Senza «la lunga lotta per la distribuzione dei migranti in cui gli Stati europei si rimpallano le responsabilità», dice il ministro dell’Interno concentrato a scaricare la propria parte di colpa. Oltre a difendersi dalle accuse scontate dell’ultra-destra e clamorose dei liberali che hanno maldigerito «il 25% di Seehofer». Il segretario di Fdp, Christian Lindner, se la prende direttamente con la cancelliera: «Metto in guardia Frau Angela Merkel dal concordare una quota di migranti così elevata. La Germania ha sopportato il maggiore onere nell’Ue negli ultimi anni» è il messaggio dell’«europeista» Lindner.

Dalla Sinistra e dagli ambientalisti, invece, si imputa a Seehofer il paradosso che per primo ha contribuito a costruire: da un lato chiede di semplificare la procedura di distribuzione dei profughi in Europa, dall’altro da responsabile della sicurezza federale si oppone all’accoglienza diretta dei migranti nelle città tedesche. Più di 80 tra piccoli comuni, capoluoghi, capitali di Land hanno issato in municipio la bandiera di «Porto Sicuro» sull’onda del movimento Seebrücke, stanziando anche fondi pubblici per le navi di salvataggio. Senza contare la pressione della Chiesa Evangelica, impegnata nel sostegno alle missioni di salvataggio nel Mediterraneo.

Tuttavia per il governo Merkel appare prioritario fissare, nero su bianco, la regola per evitare il braccio di ferro continuo tra gli Stati Ue. Prima di provare a risolvere ciò che a Berlino è ritenuto il vero problema: i miliardi di Bruxelles per mantenere i campi-profughi in Turchia al presidente Erdogan non bastano più; il sultano di Ankara minaccia di aprire la valvola dell’immigrazione verso Nord. In confronto a questo «sovraffollamento» (così Seehofer) alle porte dell’Unione le relativamente poche persone salvate dalle Ong non rappresentano un pericolo. La prova è che «il sistema dell’accoglienza nazionale non ne risentirà» assicura il ministro dell’Interno. Negli ultimi 12 mesi i naufraghi accolti nella Bundesrepublik provenienti dall’Italia sono appena 561.

Alla luce di questo numero «con Roma esploreremo gli interessi e le linee guida comuni sulla politica migratoria» riassume Seehofer. Consapevole che la cifra è utile anche per la campagna elettorale per il voto del 27 ottobre in Turingia. Dove il problema si chiama Alternative für Deutschland e la «quota» di riferimento è il suo 21% di consenso nei sondaggi.