L’irruzione della Nupes, l’alleanza a sinistra dietro la France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon (Ps, Europa-Ecologia, Pcf), dovrebbe fare l’effetto di un terremoto nel tradizionale fiume tranquillo delle legislative che seguono, dalla riforma del 2002, le presidenziali e che finora hanno sempre assicurato una maggioranza al presidente.

GLI ULTIMI SONDAGGI per il secondo turno di oggi danno la Nupes in crescita, con 150-200 seggi, mentre la coalizione che sostiene Macron, Ensemble, ne avrebbe 282, cioè non raggiungerebbe la maggioranza assoluta di 289. Il Rassemblement national (Rn), che al ballottaggio delle presidenziali con Marine Le Pen ha preso il 41% e al primo turno con il 18% ha aumentato i voti di 1,2 milioni rispetto a cinque anni fa, dovrebbe eleggere 35 deputati. L’estrema destra paga la mancanza di alleati indispensabili nel sistema maggioritario, ma per Le Pen, che è candidata, sarebbe comunque un successo, per la possibilità di avere un gruppo parlamentare per la seconda volta nella storia della V Repubblica (già il padre Jean-Marie negli anni ’80, grazie alla proporzionale).

I Républicains si giocano la sopravvivenza dopo il disastro delle presidenziali (sotto il 5%), ma paradossalmente prenderanno peso con la sessantina di seggi che promettono loro i sondaggi, perché diventeranno indispensabili per permettere al governo di far passare le leggi.

MACRON SI PREPARA a incassare una sconfitta, nell’Assemblée nationale uscente La République en Marche da sola aveva la maggioranza assoluta, mentre ora la coalizione Ensemble (con MoDem, Agir e Horizons) perderebbe 65 seggi. La sinistra nel suo insieme, anche se al primo turno non ha aumentato il numero di voti rispetto alla somma delle sue componenti nel 2017, dovrebbe guadagnare 128 seggi.

La minaccia di perdere la maggioranza assoluta da un lato e l’obiettivo posto da Mélenchon con lo slogan «eleggetemi primo ministro» hanno reso incandescente la settimana di campagna tra i due turni. Praticamente, non c’è stato dibattito ma una sequenza di invettive da una parte e dall’altra. Mélenchon non è candidato, ma ha occupato il centro della scena. C’è stato uno scontro sull’economia, la Nupes ha ventilato il sospetto che il governo stia preparando un rialzo dell’Iva di 80 miliardi, per rispondere alle richieste della Ue di risanare i conti. La prima ministra, Elisabeth Borne, ha ribattuto che il programma della sinistra, con la pensione a 60 anni, lo Smic a 1.500 euro e l’aumento della spesa pubblica, è «un pericolo per l’economia». Nupes e Rn hanno contestato il viaggio di Macron a Kyiv, accusandolo di strumentalizzazione elettoralista.

IN ENTRAMBI gli schieramenti, oscilla il tradizionale «fronte repubblicano» per fare barriera all’estrema destra: già alle presidenziali Mélenchon si era limitato a dire «nessun voto al Rn», senza indicare chiaramente di votare Macron (anche se molti suoi elettori lo hanno fatto), adesso non si schiera chiaramente nei 108 duelli Ensemble-Rn. Macron, che nel 2017 si era impegnato a combattere in tutti i modi l’estrema destra, adesso tentenna e parla di «due estremismi». Nei 62 duelli Nupes-Rn, Borne si limita a dire «nessun voto all’estrema destra», ma «caso per caso» e rifiuta il sostegno a «candidati che non rispettano la Repubblica, che insultano i poliziotti, che chiedono di non sostenere l’Ucraina e di uscire dalla Ue». Invece, per Pap Ndiaye, ministro dell’Educazione nazionale, «la lotta contro l’estrema destra non è un principio a geometria variabile». Stessa posizione per Clément Beaune (Europa), che rischia di non essere eletto e di dover lasciare l’incarico. In difficoltà anche Amélie de Montchalin, altra ministra emblematica della politica promessa da Macron (Transizione ecologica).

SU TUTTI I CANDIDATI pesa l’astensione, 52,4% al primo turno, fenomeno che di solito si amplifica al secondo (57,3% nel 2017), anche se questa volta la Nupes ha lanciato un forte appello agli astensionisti (70% dei giovani). La legittimità politica della nuova Assemblea potrebbe patirne, già i gilet gialli avevano contestato i deputati puntando sulle manifestazioni. E ora Macron propone un Consiglio nazionale di rifondazione, con politici eletti, nazionali e locali, ma anche cittadini tirati a sorte.