«Sembrava un’impresa senza speranza. Quello che vedevo mi riportava alla mente le immagini di Hiroshima e Nagasaki», ricorda Sean Penn della sua visione dall’alto di Haiti, quando si trovava sull’isola tra i volontari giunti a ricostruire dopo il terremoto che rase al suolo il Paese del 12 gennaio 2010.

Nell’ottavo anniversario da quell’evento devastante l’attore e regista americano ha scritto un editoriale per il «Time» in cui ricorda i mesi passati a Haiti con la 82esima Airborne Division dell’esercito Usa e i 22.000 uomini della missione umanitaria inviata sull’isola dal presidente Obama – e spende durissime parole contro l’attuale inquilino della Casa bianca Donald Trump, che ha definito Haiti, El Salvador e l’Africa «shitholes» – dei «buchi di merda».

«Oggi è il giorno in cui dovremmo riconoscere la grazia, il coraggio e l’eroismo di cui gli haitiani hanno dato prova – ha scritto Penn – Dovremmo piangere le vite perse a causa di una povertà che sarebbe ’curabile’, di un altrettanto curabile colera, o a causa dell’uragano Mathew».

Invece, continua il regista, proprio nell’anniversario del terremoto gli americani (e il mondo) sono stati costretti a concentrarsi sulle esternazioni di un uomo che «incoraggia la riduzione a schiavitù dell’America da parte di una minoranza dell’elettorato».

«Le parole di Donald Trump per descrivere il popolo africano, haitiano e salvadoregno vanno ben oltre l’insensibilità o perfino il nazionalismo».

La soluzione alla divisione in cui il presidente ha sprofondato gli Stati Uniti, scrive ancora Penn, non si trova nella Casa bianca: «Piuttosto, raggiungeremo l’unione quando riconosceremo che con il nostro attuale presidente abbiamo eletto, forse per la prima volta nella nostra storia, un nemico della compassione».

«Infatti – conclude – potremmo trovare la coesione non solo tra di noi ma anche con l’Africa, El Salvador, Haiti, il Messico, il Medio Oriente e ancora oltre se riconoscessimo che il presidente Donald Trump è un nemico degli americani, repubblicani, democratici, indipendenti e qualunque bambino appena venuto al mondo. Un nemico dell’umanità. E senz’altro un nemico dello Stato».