All’età di dieci anni sono andato in vacanza in Scozia con la mia famiglia. Abbiamo visitato le Highlands, visto Loch Ness e Edimburgo, ma un ricordo mi rimane in particolare, quello di mia madre che mi sgridava continuamente: «Guarda tutta questa bellezza invece di leggere!» Non capiva.

Dopotutto, stavo leggendo la biografia di Sean Connery. Più Scozzese di così non si poteva. Il mio fascino per il lattaio più famoso di Scozia è cominciato presto, secondo solo all’amore profondo che ho sempre provato per Richard Burton. Connery era ovviamente 007, il miglior 007 senza dubbio. Ma era anche lo sceriffo di Outland, una versione fantascientifica di Mezzogiorno di Fuoco. Anche il vecchio Robin Hood in Robin e Marian. A mio padre piaceva molto perché – come mio padre – Connery giocava a golf. Aveva una voce che tutti gli scolari provavano ad imitare, trasformando ogni esse in una shhh, «Bond, Jameshhh Bond». Con il passare degli anni, i suoi ruoli assunsero quelli del mentore: di Christophe Lambert in Highlander, Kevin Costner in Untouchables e Nicolas Cage in The Rock. Oltre ai suoi film mi piaceva più di ogni altra cosa collezionare storie su di lui. Dal libro che stavo leggendo, scoprii che mentre stava girando Licenza d’uccidere – il primo 007 – indossava già tre parrucche: una normale, una per le scene sott’acqua e un’altra per le scazzottate. Sapevo già che era un bodybuilder e che aveva avuto l’opportunità di giocare per il Manchester United che però rifiutò. Di recente ho saputo altre cose su di lui. Era famoso per essere – diciamo così – difficile. Era abituato a lavorare con tipi come John Huston, Sidney Lumet ed Alfred Hitchcock.

E quando Michael Bay provava a dargli suggerimenti, rispondeva bruscamente: «Perché non te ne vai e fai esplodere un altro ponte?» Ha litigato con i produttori dei film di 007 e i suoi ultimi film erano pieni di litigi con giovani registi che non erano al suo livello. Meno bella era la sua convinzione che dare ogni tanto uno schiaffo alle donne era giustificabile. Anche gli eroi a volte sono degli idioti. Il suo declino è stato lungo ma per la maggior parte privato. Sappiamo dai suoi familiari che negli ultimi anni soffriva di demenza. Anche mio padre è morto così. Ovviamente non c’è confronto a livello emotivo, ma ci sono delle somiglianze. Anche mio padre era calvo come Connery e come ho già detto, giocava a golf, ma non sopportava i baffi e nemmeno l’idea di alzare le mani contro una donna … no, assolutamente no. Le idee di come «essere» uomini, provengono da queste fonti: il cinema, la televisione, gli amici e la famiglia. Idee giuste e idee sbagliate. Sean Connery me le ha regalate entrambe. Un idolo che mancava già da anni prima di andarsene veramente.