«La Guardia costiera ci notifica il blocco per non conformità su sicurezza navigazione e normativa ambientale. Le autorità, sotto chiara pressione politica, sono alla ricerca di ogni pretesto per fermare l’attività di soccorso in mare»: è l’Ong Sea Watch a raccontare sui social il finale, annunciato, del suo attracco a Catania.

LA NAVE È ENTRATA IN PORTO giovedì mattina e da allora sono cominciati interrogatori e ispezioni per trovare un appiglio che giustifichi il suo fermo. Il capo missione e il comandante sono stati sentiti per ore, a bordo della nave, sull’operazione di salvataggio dei 47 migranti e sui successivi movimenti dalla Libia fino all’arrivo in rada a Siracusa. Il governo aveva provato ad accusare l’equipaggio di aver ignorato l’indicazione di sbarco in Tunisia ma, di fronte ai documenti che dimostrano l’assenza di risposte da Tunisi, è ricominciata la ricerca di prove fino ad arrivare ieri a 32 contestazioni tecniche. Il ministro dell’interno Salvini, nell’annunciare mercoledì lo sbarco a Catania aveva specificato: «Rimane l’auspicio che l’autorità giudiziaria prenda in considerazione le ripetute irregolarità a carico della Ong tedesca». Ieri ha aggiunto: «Stiamo ragionando su come procedere anche nei confronti dell’equipaggio e di questa Ong con bandiera olandese».

Fino all’annuncio del ministro delle infrastrutture, Danilo Toninelli: «La nostra Guardia costiera ha effettuato il fermo della Sea Watch 3. Stiamo parlando di un’imbarcazione registrata come yacht. Il governo olandese non ha nulla da dire rispetto a un’imbarcazione che chiede e ottiene la bandiera per scorrazzare nel Mediterraneo agendo fuori dalle regole?».

LA CAPITANERIA DI PORTO ha spiegato in una nota: «Sono state rilevate una serie di non conformità che non permettono la partenza fino alla loro risoluzione». Il procuratore di Siracusa mercoledì aveva già chiarito di non avere individuato reati da parte dell’Ong, così il governo si è dovuto accontentare di rilievi tecnici, in attesa di sfornare il provvedimento «sigilla porti» per bloccare le Organizzazioni non governative.

Alle accuse ha replicato la portavoce di Sea Watch, Giorgia Linardi: «Non ci è pervenuta alcuna notifica di blocco amministrativo. Sono state riscontrate piccole attività da fare a bordo per poter ripartire in sicurezza, attività che si possono svolgere in 24 ore e che sono normali per una nave che non tocca porto dal 14 dicembre».

Sulla questione yacht ribatte: «È regolarmente registrata come nave da diporto nel registro olandese, il suo uso è quello di nave da soccorso», per poi concludere: «La nave è olandese, non si applica la giurisdizione italiana e dunque invitiamo il governo a non fare deliberatamente confusione». Su Twitter l’Ong ha poi pubblicato i certificati di conformità rilasciati dall’Olanda il 28 giugno scorso, a seguito del fermo ordinato da La Valletta e poi revocato.

LA PRESSIONE è stata così forte da non risparmiare neppure i 15 minori che erano a bordo: «È successa una cosa che ci ha lasciato sgomenti – hanno raccontato i mediatori del centro che li ha accolti -. La polizia ha voluto subito interrogarli. Non hanno concesso neanche mezza giornata per ambientarsi o fare una doccia. Lo abbiamo anche chiesto, ma niente. Sono stati interrogati per ore, fino a sera. Si tratta di ragazzi molto provati, che hanno segni evidenti di torture. Avevano il terrore di tornare in Libia».