È rimasta ferma sei mesi nel porto di Palermo, bloccata dalla guardia costiera per «motivi di sicurezza»: ieri il Tar ha accolto il ricorso di Sea Watch 4, consentendo allo scafo della Ong tedesca di riprendere la navigazione. Diretta nel porto di Burriana, comunità valenciana, Sea Watch4 presto tornerà nel Mediterraneo per soccorrere i migranti in fuga dal nordafrica a bordo dei barconi. Il sindaco Leoluca Orlando è salito sulla nave per incoraggiare l’equipaggio e portare la solidarietà della città.
Il fermo amministrativo era scattato il 21 settembre dell’anno scorso dopo un’ispezione per verificare l’ottemperanza alle norme di sicurezza della navigazione: la guardia costiera aveva contestato 22 irregolarità «tali da compromettere non solo la sicurezza degli equipaggi ma anche delle persone che potrebbero essere recuperate a bordo, nel corso del servizio di assistenza svolto». Furono sollevate anche alcune violazioni delle normative a tutela dell’ambiente marino. Inoltre, secondo la Capitaneria, Sea Watch «svolge un servizio sistematico di ‘ricerca e soccorso’ per cui non è certificata».

La protesta della Ong fu immediata: «Le vere motivazioni del fermo della nave saranno ancora una volta offuscate da complicate relazioni tecniche, interpretazioni strumentali del diritto marittimo rilievi amministrativi di varia natura, mentre l’unico e vero obiettivo rimane quello di impedire alle navi umanitarie di soccorrere persone in mare. Perché nonostante le proclamate dichiarazioni d’intenti, la verità è chiara: nel caso delle frontiere europee, alcune vite semplicemente non contano». E il Tar da’ ragione alla Ong. Lo sfogo, prima di lasciare il porto è indirizzato alla Ue. «Continua a non assumersi le proprie responsabilità, quando invece i trattati imporrebbero la condivisione delle responsabilità tra stati membri sull’immigrazione – dice Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch – In questo l’Italia continua ad essere lasciata sola insieme ad altri paesi mediterranei». Ricorda che «siamo ormai a quattro anni dagli accordi con la Libia, le persone continuano a morire in mare». «Ci chiediamo quale sia l’aspetto risolutivo di un sistema che si basa sul respingimento illegale di queste persone dal paese da cui scappano e in cui subiscono vessazioni indicibili – insiste – Di fatto chi sfugge dalla Libia viene riportato indietro, imprigionato, se sopravvive scappa di nuovo, viene riportato indietro finché non annega oppure qualche volta viene soccorso da una nave Ong o da un mercantile e spesso rimane lì per giorni e giorni prima che gli Stati decidano di rispettare i propri obblighi».

Soddisfatto per il provvedimento del Tar, il sindaco Orlando: «Sea Watch 4 torna in mare per salvare vite a un anno di distanza da quando ho conferito al team, all’ong di questa nave la cittadinanza onoraria di Palermo – ha detto – Dovremmo continuare ad essere un punto di riferimento per una cultura dei diritti di tutti e di ciascuno e soprattutto per salvare vite umane in un genocidio del Mediterraneo che continua con troppa indifferenza». Per Orlando «ci vorrebbe una diversa politica dell’Unione europea, bisognerebbe partire dalla convinzione che i migranti sono esseri umani». «Mi vengono i brividi a pensare che c’è bisogno di dire che i migranti sono esseri umani che fuggono da un planet change che noi spesso abbiamo provocato che fuggono da guerre locali che noi spesso abbiamo finanziato, che fuggono da una condizione di insicurezza che noi spesso abbiamo prodotto. Ecco la ragione per la quale credo che la presenza dei migranti interroga noi europei, rispetto ai nostri diritti umani».