I pirati della Sea Shepherd sono sbarcati a La Spezia, ospiti della VI edizione del Seafuture, il salone dedicato alle innovazioni navali e marittime all’interno dello storico arsenale della città ligure. Il 22 giugno è stato presentato, in occasione dei loro 40 anni di attivismo a protezione della vita negli oceani, il libro fotografico edito dalla Skira Sea Shepherd, 40 years. The official book. Una raccolta di immagini che documenta tutte le campagne e spettacolari azioni del movimento ecologista a tutela del mare: dalla protezione della foca in Canada, ai mari dell’Antartide contro le baleniere giapponesi, fino alle recenti missioni contro la pesca illegale in oceano Indiano e lungo le coste africane. I proventi della vendita di questo libro sono destinati a supportare direttamente la flotta pirata in mare. «Ogni euro raccolto dalle donazioni è utilizzato per fare arrivare le nostre navi nei luoghi dove si compiono criminali attività di pesca», afferma Andrea Morello, direttore della Sea Shepherd Italia, appena rientrato da una missione a bordo della Sam Simon lungo le coste dell’Africa occidentale.

IL MOVIMENTO ECOLOGISTA SEA SHEPHERD CONSERVATION SOCIETY è stato fondato nel 1977 dall’ambientalista canadese Paul Watson, che sostiene da sempre che le uniche iniziative efficaci per contrastare baleniere e pescherecci predatori del mare, sono le azioni di disturbo diretto – compresi lo speronamento dello scafo e l’abbordaggio pacifico. Protette da potenti lobby e permissive leggi giapponesi, le società armatrici delle baleniere hanno sempre accusato il movimento di compiere nei loro confroni azioni illegali e di pirateria. Paul Watson per provocazione alle accuse, decide quindi di utilizzare come simbolo proprio il jolly roger, la bandiera internazionale della pirateria. L’inconfondibile teschio bianco su campo nero porta anche simboli di tutela e rispetto del mare, come l’incrocio tra un tridente, che indica la determinazione nelle azioni, e il bastone pastorale, segno di protezione e rispetto.

LA FLOTTA DELLA SEA SHEPHERD conta tredici navi con un equipaggio complessivo di circa 125 volontari, che in quaranta anni di attività hanno intrapreso oltre 200 viaggi negli oceani di tutto il mondo e decine di campagne contro la pesca illegale. Tra le sue prime azioni, rimasta tra le più conosciute, c’è quella a favore dei cuccioli di foca in Canada. Gli attivisti del movimento macchiarono la pelliccia bianca degli animali con coloranti indelebili e atossici rendendo non più commercializzabile la concia delle pelli e salvando migliaia di cuccioli da questa cruenta mattanza. Il concetto d’azione del comandante Watson è ben conosciuto: «Qualsiasi intervento è lecito e percorribile pur di combattere lo sterminio della fauna marina e il mancato rispetto dei regolamenti internazionali dalla pesca industriale».Risolutivi sono stati i blitz che hanno danneggiato alcuni pescherecci segnalati per ripetuti reati legati alla pesca intensiva, o il sabotaggio nel porto di Lisbona della baleniera Sierra, responsabile dell’uccisione di centinaia di megattere nel mar dei Caraibi. Ma il lavoro dei pirati della Sea Shephard è anche silenzioso, ma ugualmente efficace. Nell’Oceano Indiano svolge importanti azioni di rimozione degli enormi impianti di cattura lasciati illegalmente alla deriva in oceano – sistemi costituiti da decine di km di reti per centinaia di metri in profondità. Famelici buchi neri che uccidono tonnellate di pesci e mammiferi marini a favore di uno spregiudicato commercio ittico. La riconosciuta professionalità negli interventi di tutela in mare, ha portato le navi della Sea Shepher a largo delle coste della Liberia, Gabon e Tanzania per collaborare con i rispettivi governi alla lotta ai pescherecci industriali che hanno messo in crisi le risorse ittiche e la piccola marineria locale. Di rientro proprio da una di queste campagne a largo della Liberia, una delle navi della Sea Sheperd, la Sam Simon è arrivata a giugno nel porto di La Spezia per importanti riparazioni al motore e allo scafo.

COSTRUITA PER SVOLGERE SUPPORTO TECNICO E OCEANOGRAFICO alle baleniere giapponesi, la Sam Simon prende il nome dal famoso creatore dei Simpson, che l’ha aquistata in anonimato per poi donarla al movimento ecologista. Roberto Dessena è il manager della nave e primo ufficiale nell’ultima operazione Sola Stella nei mari d’Africa. «Negli ultimi anni il nostro movimento ha dirottato molti dei suoi battelli a supporto dei governi africani in azioni di polizia marittima contro la pesca illegale a strascico» mi dice dalla plancia di comando della Sam Simon. «Ospitiamo a bordo pattuglie della guardia costiera che poi assistiamo nelle operazioni di avvicinamento e ispezione delle imbarcazioni sospette. Sono sempre molti i pescherecci che risultano non conformi e diversi sono anche sequestrati per violazione alle leggi di pesca internazionale e per lo sfruttamento di personale in ambienti malsani», aggiunge ancora Dessena. Ma non solo missioni contro i bastimenti della pesca illegale globale, ma anche interventi localizzati ma non per questo meno importanti. Lungo le coste italiane, nell’area marina protetta del Plemmirio in provincia di Siracusa, si è svolta per 5 anni una delicata campagna contro la pesca illegale della cernia bruna Epinephelus marginatus e del riccio di mare Paracentrotus lividus. Due specie a rischio per la pesca indiscriminata che adesso è notevolmente ridotta per la denuncia di numerose imbarcazioni locali e molti bracconieri subaquei.

IN DIECI ANNI, grazie all’azione delle navi della Sea Shepherd circa 6000 balene sono state salvate dalla caccia illegale delle navi giapponesi all’interno del Santuario dell’Oceano del Sud in Antartide. La campagna Perkunas si svolge nel 2018 a tutela dalla pesca accidentale della focena del mar Baltico, un piccolo cetaceo di cui restano circa cinquecento esemplari. A maggio 2018 Sea Shepherd denuncia il traffico illegale dallo Sri Lanka a Hong Kong di migliaia di pinne di squalo essiccate, molte delle quali di specie protette.