Alla fine del 2015, l’arcipelago delle Canarie, che comprende le isole di Tenerife, Gran Canarie, Lanzarote, Fuerteventura, La Palma, La Gomera ed El Hierro (in ordine di densità di popolazione) ha raggiunto il picco di 2.133.667 abitanti. L’isola più grande, Tenerife, è quasi al milione, di cui 45% stranieri empadronados (residenti). A livello europeo, la parte del leone la fanno gli italiani, circa 30.000, soprattutto pensionati, che qui trovano migliore qualità della vita, grazie al clima 22/25°, benzina 0,80/0,90 euro al lt., ritenute minori sulla pensione e zero costi di riscaldamento.

Il boom economico dell’ultimo decennio, favorito dal turismo all-inclusive e di crociera che ha triplicato i suoi numeri dopo la crisi del Mar Rosso dovuta al panico islamista, ha coinvolto l’intero arcipelago. Lanzarote ha percentuali bulgare di presenza straniera; Arrecife, la capitale (37%) e Puerto Del Carmen (46%). Però è a Fuerteventura, l’isola più vicina al Marocco, che le comunità immigrate han fatto i numeri maggiori negli ultimi anni. Nel 2005 si registravano 86.000 residenti, di cui meno del 15%, stranieri. Oggi si sfiorano i 120.000, la percentuale extranjeros è raddoppiata. Nella comunità di Corralejo al nord, si contano 7.000 italiani su 15.000 abitanti. Ma l’età dell’oro è finita.

Crisi di rigetto

Nel 2011 il turismo canario, che rappresenta il 70% del PIL, registrò 10.318.000 presenze. Fuerteventura, la più attraente dal punto di vista naturale, superò i due milioni. Ora le imprese familiari soffrono, causa il turismo all-inclusive dei mega-resort, strutture da migliaia di stanze, che fagocita la piccola concorrenza, specie i ristoratori italiani, concentrati perlopiù a Corralejo; il lusso di una pizza extra-pacchetto per i turisti degli albergoni, coccolati e rimpinzati all’interno dei loro “acquari”, non è più regola, bensì sporadica eccezione.

E il paro (disoccupazione) cresce; nel 2013 a Fuerte toccò il 30%, e la contrazione dei consumi, conseguenza della crisi globale, svuotò i locali, provocando l’esodo dall’arcipelago di 35.000 stranieri, compensato dagli spagnoli del continente.

Nel 2016 il trend si è invertito di nuovo, dopo l’emendamento legislativo di febbraio che cancella la soglia di cinque stelle per la costruzione di nuovi hotel. Una nutrita fanteria alberghiera sud-americana è sbarcata sul territorio, oltre a nuovi investitori immobiliari, italiani in testa, (27%) con 5.006 appartamenti acquistati solo nel primo semestre 2016. Provocando così una bolla immobiliare senza precedenti, e il raddoppio dei prezzi.

 

Norge Gran Canaria
Turisti norvegesi a Puerto RIco, Gran Canaria

 

La fregola di trasferirsi alle Canarie, per cercare lavoro e fortuna, ha causato un’invasione che fa impazzire gli addetti ai lavori; polizia, uffici, e agenzia delle entrate, che devono regolare questo flusso continuo, reagiscono mettendo paletti lungo il cammino, esibendo sovente un atteggiamento burbero e insofferente. Darse de alta, cioè registrarsi, ai fini di un permesso di soggiorno, o per ottenere un impiego, oggi è impresa ostica, anche per chi è qui da anni. Ci siamo messi in fila e ripercorso questa via crucis, raccogliendo confidenze, e anche qualche strigliata.

Per ottenere il NIE (Numero Identidad de Extranjero) sono richiesti un contratto di assunzione o estratto bancario con un minimo di 6.000 euro; si cerca di tener lontano i desperados, in realtà senza troppo successo; una volta ottenuto il certificato, bisogna andare all’agenzia delle entrate e registrarsi per il NIF, codice fiscale locale, ed EORI, (Numero Identificaciòn Operador Económico) nel caso si debba importare e sdoganare effetti personali per il trasloco.Per importazioni commerciali, è necessario iscriversi come ditta.

A Puerto del Rosario, capitale di Fuerteventura, l’agenzia preposta a tale funzione è in Calle 1° Mayo. Una guardia civil davanti a un metal-detector, dove i postulanti devono svuotare le tasche, ci consegna un modulo per sollecitare una cita previa, l’appuntamento richiesto prima di parlare con un funzionario. In realtà sul foglio è scritto che per certificati tale procedura non serve. E così le nostre proteste. Per avere un permesso di soggiorno, e il conseguente NIE verde (la green card canaria) la procedura è complessa. Al commissariato richiedono nell’ordine: empadronamiento (certificazione del domicilio sull’isola) Vida Laboral (lo storico del passato lavorativo in UE, con esibizione dell’ultima busta paga o fattura, in caso di lavoro autonomo) e iscrizione a Seguridad Social, l’INPS locale.

Negli uffici dell’Avenida Negrin, inseriscono i dati, senza assegnare un numero; i contributi si cominciano a pagare dal momento di tale assegnazione. E non sono leggeri per gli autonomi: la quota mensile, per un accantonamento minimo di 893 euro, è di 267; per la massima di euro 3.642, sono 1.090. Una mazzata vera e propria, per un regime minimo. Il gioco si fa duro dentro l’Ayuntamiento (municipio). Un impiegato scontroso spiega che per ottenere l’empadronamiento, oltre a un contratto di lavoro e un domicilio, è richiesto il NIE verde. Rimbalzati di nuovo alla polizia, l’agente di servizio obietta che per avere il tesserino, è necessaria proprio tale certificazione. Un gatto che insegue la sua coda, non si vede via d’uscita. Dopo un mesto peregrinare ida y vuelta, finalmente un dirigente strepita che per registrare il domicilio, occorre solamente la dichiarazione firmata del padrone di casa, che attesti l’inquilino essere in affitto nella sua proprietà da almeno un mese.

Per aprire un conto in banca, questi requisiti sono fondamentali. Difatti le norme di anti-riciclaggio sono inasprite; malgrado ciò, la trasparenza è un optional. Il Banco Santander, che si è macchiato sovente di proposte oscene, con offerte di swaps e derivati farlocchi, perfino agli stessi municipi, coinvolgendo ex sindaci e assessori, è stato condannato di recente a risarcimenti milionari.

Se Traspasa

Anche sul fronte manovalanza alberghiera, la trafila non è semplice; per essere assunti, oltre a un CV esauriente, bisogna registrarsi online e sottoporsi a un esame, per ottenere un certificato di Manipulador de Alimentos, camerieri e baristi compresi.

Secondo confidenze di addetti ai lavori, i contratti in voga non superano i sei mesi, tre sono quelli più ricorrenti. Tali accordi dovrebbero essere di 8 ore max. ma spesso e volentieri si superano le dieci, e molte extra passano in cavalleria. Gli straordinari riconosciuti sono pagati 4/5 euro orari; esistono anche contratti da 4 ore diarie, che sovente raddoppiano.Il datore di lavoro risparmia così sui contributi.

Il Sepe, servizio canario per l’impiego, riconosce una somma di 426 euro come aiuto una-tantum, per i lavoratori a salario minimo (800/900 mensili) dopo i primi sei mesi. Parlando di piccoli imprenditori, sono i nostri connazionali ad aver collezionato “pacchi” in serie. Attirati dalle sirene del passaparola, che a loro volta attingono le dritte dal grande calderone internet.

Spulciando nella rete, non si contano i siti che strizzano l’occhiolino ai volenterosi, millantando un Eldorado canario, e snocciolando percentuali del 15/20% sulla tassazione redditi. Balle. Consultando il sito ufficiale dell’agenzia spagnola delle entrate, e scaricando la relativa tabella, tale percentuale IRPF si applica solo su redditi minimi di 12.450 euro annui; oltre questa soglia, si sale da 24 a 47% sommando quota statale e regionale.

A ciò si aggiunge l’INPS canaria, per cui un contribuente minimo, deve sborsare mensilmente il 48%; tale abbaglio collettivo, ha fatto la fortuna di tanti pseudo-fiscalisti nostrani e canari, che sul web attirano i polli.

Ci sono poi gli organizzatori di viaggi “esplorativi”, che offrono pacchetti tutto-compreso per due, con aereo, appartamento, macchina sul posto, cene, e Sim-card spagnola per il cellulare, oltre ad assicurare contatti fidati sul territorio ai fini di aprire un’attività.

Per soli 2.300 euro, lo staff di vivereallecanarie “ti accompagna per mano” facendoti passare sette giorni da favola, dopo i quali la tua vita cambierà per sempre. I costi reali: volo A/R Ryanair, non supera 250 a persona; la macchina a noleggio con Payless 150; il costo medio per un appartamento oscilla dai 200 ai 300, volo interno su Gran Canaria 100 a coppia, e con 200 le cene son pagate, per cui rimangono almeno 1000 euro di margine per gli accompagnatori. Le sedi a Corralejo, Gran Canaria e Ventimiglia, e la pubblicità spesa su Sole24ore, Tg4 e Canale 5, indicano che gli affari non vanno malaccio.

 

Se Traspasa

 

Riguardo attività da rilevare, sull’arcipelago c’è l’imbarazzo della scelta; percorrendo le vie di Corralejo a Fuerte, Playa del Ingles a Gran Canaria e Puerto del Carmen a Lanzarote, i cartelli con la scritta Se Traspasa (si cede attività) pullulano. Trattorie, bar, o gelaterie semi-deserte, acquisite a cifre folli (30.000/50.000 euro di media, licenza e merce) appiccicate l’una con l’altra lungo filari che si estendono per chilometri, si “traspasano” di volta in volta.

Passamano della sóla, alla fine del quale c’è sempre qualcuno che rimane con il cerino in mano; un cocktail di avventatezza e presunzione, destinato a essere oggetto, o “soggetto” per dirla alla romana, delle chiacchere da bar di coloro che l’hanno scampata.
Alle Canarie, per fare i soldi, bisogna averne già da prima.

Difatti, le aziende che accedono alla ZEC (Zona Especial Canaria) oltre a usufruire del beneficio comune di IGIC (IVA canaria) che qui è solo il 7%, investendo un minimo di 100.000 euro in Gran Canaria e Tenerife per impiantare una produzione sul territorio, con l’assunzione di almeno 5 operai locali, godono di privilegi innegabili: 4% di tassazione sul reddito societario, possibilità di trasferire esentasse dividendi al paese di origine, con il quale la Spagna abbia firmato un accordo, niente tributi sui trasferimenti patrimoniali. La soglia d’investimento si dimezza a 50.000 euro e tre assunzioni, in Fuerteventura e Lanzarote.

“Quello è a bagno” modo di dire comune quaggiù, per definire chi è rimasto al palo e senza fondi. E l’acqua dell’Atlantico, che avvolge l’arcipelago, è pragmaticamente gelida