Che ci fa una Rom romantica a Roma? Per saperlo bisogna vedere il film di Laura Halilovic. E allora tocca riavvolgere la pellicola indietro, anche se oggi la pellicola non c’è più, solo elettronica. Bisogna partire da Torino, anzi da Falchera dove vive Gioia Tracovic. Una ragazzina Rom che è cresciuta in una famiglia composta da madre, padre e un paio di fratelli più piccini. Abitano in una casa, mentre altri parenti stanno ancora nei campi e talvolta ne vengono anche sgomberati. Gioia non è allineata con le tradizioni. Non che faccia chissà quali trasgressioni, pur seguendo Morena, un’amica prototipo delle ragazzine alimentate a pane e tv. E quando babbo comincia a portare in casa altri Rom con figli da maritare perché è giunta l’ora, lei non ci sta proprio. E papà non sa che pesci prendere, si sente umiliato dalla sua gente e con lei non sa fare altro che inanellare la cantilena «io comando, sei una maledizione».
Non è cattivo, è la sua educazione che lo porta a questo. Ma Laura Halilovic non ha alcuna intenzione di cedere al melodramma, tantomeno alla tragedia. Lascia quindi che Gioia abbia le sue innocenti scappatelle fatte solo di una crescente voglia di fare cinema. Quando poi mette le mani sul dvd di Manhattan di Woody Allen la convinzione diventa ancora più profonda. Il film di Woody era tutto giocato sulla perdita dell’amore (Woody è mollato dalla moglie Meryl Streep, fuggita con un’altra donna, ha una storia con la giovanissima Mariel Hemingway che però tiene a distanza e scarica per poi pentirsene, inanella una relazione con Diane Keaton amante del suo amico con cui dovrebbe avere chiuso invece no), e si chiude con Mariel Hemingway che parte per Londra e lo invita a nutrire un po’ di fiducia nelle persone, frase che viene citata anche in questo film.
Ecco il grande sogno è Allen (che già era stato involontario protagonista di un documentario del 2009 di Laura Halilovic Io la mia famiglia e Woody Allen) al punto che, saputo che lui sta girando a Roma, Gioia parte per quella città pur di incontrarlo perché vuole scrivere una storia con una ragazza Rom protagonista, ambientata a New York perché lei si deve accampare nella casa di Woody. E così si spiega cosa sia andata a fare laggiù. In realtà vedrà l’occhialuto regista solo dietro i vetri di un’automobile che neppure si ferma, ma tanto basta per continuare a sognare.
Una commedia quindi, che non raggiunge neppure lontanamente i toni e la vivacità di Woody, anche perché punta quasi in direzione altra, un po’ come fosse una favola con una Cappuccetto rosso che cammina in un bosco lastricato di petali di fiori di pesco, anche se noi sappiamo che in giro stanno i lupi. Non mancano limousine rosa per matrimoni Rom, nonne recalcitranti di fronte al vivere ingabbiate in casa, dialoghi sui nomi da dare ai figli in cui vincono alla grande Belen e Lapo, ma su tutti domina una frase della nonna; «Se ti metti su un cavallo al contrario, quello va lo stesso avanti». Insomma, si può essere insofferenti nei confronti delle regole e delle tradizioni, ma è molto difficile cambiare direzione. Anche perché i gagè, i non Rom, possono esercitare un loro fascino, ma spesso si rivelano delle figure mediocri.
«Stiamo facendo tutto questo casino per un documentario?» chiede Gioia a un cialtrone che vorrebbe approfittare delle idee della ragazza per proporre l’ennesimo sguardo di pelosa comprensione e buona coscienza. Esattamente quello che cerca di evitare Halilovic che si affida pertanto al sorriso freschissimo e accattivante di Claudia Ruza Djordjevic, capace di offrire la magnifica spontaneità di una ragazza. Accanto a lei troviamo mamma Dijana Pavlovic, oltre a presenze Rom, e qualche interprete gagè come Marco Bocci chiamato a fare il belloccio, pure se il suo rapporto con Gioia rimarrà sempre sotto controllo. E Francesca Indovina che deve cucirsi addosso l’ingrato ruolo di chi non sopporta gli stranieri e i Rom.