Nature ha pubblicato uno studio che elabora ipotetici scenari di conversione del 100 per cento della produzione agricola in biologico, analizzandone l’impatto sulla disponibilità alimentare al 2050 in un mondo popolato da 9 miliardi di esseri umani.

Lo studio adotta un criterio di analisi che abbraccia tutto il sistema alimentare, rifuggendo una mera discussione su rese ridotte del biologico, diminuiti impatti ambientali ed accresciuta domanda di terra per soddisfare il fabbisogno alimentare planetario: in questi termini, l’intera conversione del sistema produttivo a biologico determinerebbe un deficit di cibo in considerazione di una performance agronomica che viene solitamente indicata come del 20% inferiore, quale media, rispetto all’agricoltura convenzionale. In realtà, approcciando in modo sistemico e circolare all’intero complesso di produzione e consumo di alimenti, ossia eliminando il drenaggio di risorsa alimentare determinato dalla competizione tra cibo e mangimi per la zootecnia e dimezzando lo spreco alimentare, tramutare l’intera produzione alimentare in biologico non avrebbe alcun impatto negativo sulla disponibilità di alimenti, anche tenendo in considerazione l’impatto del cambiamento climatico.

Lo studio, per stessa ammissione degli autori, ha carattere conservativo, nonostante l’appartenenza di diversi di loro al mondo del biologico. Non ipotizza, per esempio, quanto un’analoga conversione a vantaggio del biologico del 100 per cento dei circa 20 miliardi di dollari investiti al mondo in un anno in ricerca e sviluppo per l’agricoltura determinerebbe un’accelerazione nella riduzione del gap produttivo e un ulteriore miglioramento della performance ambientale e climatica. Laddove questo avvenisse, intervenendo nel miglioramento dei mezzi tecnici di produzione (come varietà disegnate per ottimizzare il sistema di coltivazione bio, più efficienti prodotti di difesa e sostegno delle colture, meccanizzazione concepita per adeguarsi a un diverso disegno colturale), nell’adeguare il sistema logistico o nel ricontestualizzare il food system nel quadro di un’appropriatezza dietetica e nutrizionale, lo svantaggio nelle rese del bio si mitigherebbe sostanzialmente.