Da ieri a Milano c’è un nuovo festival, si chiama Visioni del mondo, Immagini dalla realtà dedicato – come il titolo suggerisce – al documentario per lo più nella sua declinazione canonica, o in quella che si ritiene tale: un soggetto importante, immagini al servizio della storia, uno svolgimento il più possibile lineare.
Il «marchio» di questo festival è quello di una grossa banca, Unicredit (stemperato in «Unicredit Pavillion», l’auditorium di legno di Unicredit progettato dall’architetto De Lucchi che punta a diventare un luogo nevralgico nella vita milanese) e visti i tempi fa francamente un po’ sorridere l’accostamento coi film nel cartellone che vorrebbero denunciare i problemi e i drammi del mondo.

Ma il segno distintivo di questa manifestazione è soprattutto il suo legame più che privilegiato con la Rai, in particolare Raicinema. Non una semplice media partner, cosa abbastanza abituale, ma una vera e propria sinergia (sul sito leggiamo «con il supporto di»), cementata da diverse iniziative – un omaggio a Raicinema, il premio Franco Scaglia. Al punto che all’annuncio ufficiale della rassegna, durante la scorsa Mostra del cinema di Venezia, al tavolo insieme ai curatori del festival sedevano i vertici di Raicinema, cosa mai accaduta.

Siamo ben oltre le strategie festivaliere, studiare cioè la destinazione più giusta per un film, Cannes, Venezia, Locarno, Berlino, che spettano a Raicinema come principale interlocutore economico del cinema italiano – addirittura si dice che alcuni film sono stati «caldamente sollecitati» a partecipare a questa rassegna rinunciando a altri inviti. E certo non possiamo liquidare sbrigativamente la cosa pensando che il cartellone di Visioni della realtà è fatto di prodotti «televisivi», specie perché da qualche anno le linee editoriali di produzione del documentario di Raicinema sono state riviste con intelligenza creativa.

Ci piacerebbe allora sapere le ragioni che portano il servizio pubblico, del quale il governo Renzi si è prodigato a tutelare il canone dall’evasione inserendolo nella bolletta dell’ energia elettrica, a sostenere con tale impegno la manifestazione di una banca. Perché non solo non è chiaro ma suona parecchio stonato.