Il dialogo tranquillo tra una donna e un uomo, mentre consumano del cibo seduti a un tavolino al centro della scena, disvela la vicenda di Soli, denso e stratificato spettacolo di Ateliersì, il gruppo bolognese guidato da Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi, passato per un paio di sere dall’Angelo Mai. Nell’incedere pacato e carico di una suspense – aggravata dal tappeto sonoro di Vincenzo Scorza – si stagliano le esistenze di due giovani finiti sotto i portici dopo aver perso il lavoro e accolti in casa da un professore pensionato, deciso a condividere con la coppia di immigrati spazi e denari, in una riattualizzazione della novella Pensaci, Giacomino!, che pone graffianti interrogativi etici, poco mutati in cento anni dalla scrittura pirandelliana.
E qui la ricerca di Ateliersì entra nelle trame del tessuto sociale dei nostri giorni, attraverso l’arte relazionale di Maria Lai e ispirandosi al teatro politico di Piscator. Un lavoro concettuale che rinuncia a quella iniziale e tranquillizzante triangolazione scenica di luoghi deputati, dei narratori dialoganti, della consolle e di quelle tre coriste sentenziali, per inglobare la platea in una drammatica esplosione esperienziale.