Come convincere gli studenti dei licei classici, che sbuffano sulle versioni degli antichi greci, ad amare Atene e le altre città «cugine», soprattutto ricordando i fasti di quella storia che conduce fino a noi? Semplice, basterebbe farli appassionare da piccoli ai miti, agli eroi, all’arte, ai suvlaki e alle miriadi di templi sparsi sul territorio e sulle isole. Serve ancora far riferimento a quella cultura? Sì, senza dubbio: è uno dei pochissimi strumenti di resistenza che ancora si hanno contro una scuola parcellizzata, che cercadi preparare i futuri lavoratori, senza un tirocinio del libero pensiero e arbitrio.
È quel che dev’essere passato per la mente anche al coraggioso nonno che decide di partire per la Grecia (moderna) portando con sé ben quattro nipoti. Succede così che l’epica affrontata a scuola con sbadigli e noia diventi d’improvviso qualcosa di sanguigno, capace di allertare tutti i sensi (dal palato alla vista).
Giuseppe Zanetto, l’autore di In Grecia. Terra di miti, dèe ed eroi, pubblicato da Feltrinelli Kids (pp. 127, euro 13, illustrazioni di Camilla Pintonato) è docente di letteratura greca alla Statale di Milano. È abituato a fare viaggi di istruzione con gli studenti, ma questa volta ha tentato la carta più difficile: chiusa la valigia, è volato verso Atene con i nipoti di età differenti, dai sette agli undici anni. Prima però, dovranno cambiare nome (Luciana, per esempio, sarà Fotinula, diminuitivo di Fotinì, «luce»).
Il diario di viaggio alterna due tipi di ricordi: quelli del tempo presente (i mezzi che prendono per raggiungere località come il tempio di Apollo a Delfi o l’Eretteo, gli sghizzamenti dell’adolescente di fronte a racconti suggestivi, gli ordini gastronomici quando gli stomaci brontolano, conquistando una «bugatsa», dolce di pasta sfoglia con ripieno di semolino e crema) con il passato remoto, camminando in compagnia di Ulisse come dei fortissimi fratelli Cleobi e Bitone, interrogando la Pizia, navigando verso Itaca.
Pura letteratura di viaggio ad uso e consumo dei più piccoli, il libro è una guida vivace che cattura l’attenzione, grazie anche ai disegni che rimandano all’arte greca e alle raffigurazioni dei vasi antichi. Un’eccentrica «routard», dunque, che può essere messa negli zaini dell’esploratore in erba così da stimolare una lettura fai-da-te, non telecomandata da professori o genitori. Magari, con un ascolto collettivo fra coetanei.
Infatti, chi lo sfoglia, può applicare il principio di Daniel Pennac, divertendosi a fermarsi su un argomento, saltarne un altro, tornare indietro e procedere a zig zag sul filo del nomadismo, rispettando quella modalità altalenante – immersa in energie centrifughe – della curiosità tipica dei bambini. I quattro ragazzini, nell’epilogo, mostrano di aver apprezzato le cose più semplici di quella terra, il mare meraviglioso, il cibo, l’atmosfera cordiale. Ma qualcosa si è sedimentato in loro: tutti, al ritorno, sanno cos’è la spada vendicatrice di Oreste così come hanno assaggiato la feta, il formaggio greco. In fondo, sperimentare la storia dal vivo è sempre seducente.
«Malista», sì, risponde Andrikos al nonno quando gli chiederà se il prossimo anno sarà il caso o meno di tornare in Grecia, per un salto alle Cicladi.