dirigenti «nazionali, regionali, provinciali e locali» compresi «gli amministratori che ricoprono incarichi in partiti che non appartengono alla coalizione di centrosinistra» non potranno votare alle primarie del centrosinistra. Questa dell’ufficio tecnico amministrativo ligure, il giurì dei garanti delle primarie, suona come un’affermazione banale: perché un candidato presidente di centrosinistra dovrebbe essere scelto dagli elettori e dai dirigenti di destra? Ma nel Pd dell’era Renzi la cosa non è scontata. In Liguria poi, a questo giro non lo è per niente.

Domani nella regione si aprono i gazebo. A sfidarsi sono la burlandianissima Raffaella Paita, l’eurodeputato Pd ed ex leader Cgil Sergio Cofferati (sostenuto anche da Sel, che pure non ha firmato il patto delle primarie, e da una galassia di associazioni di sinistra) e il centrista Massimiliano Tovo. Eppure da settimane alcuni esponenti dell’Ndc fanno una sfegatata campagna elettorale per Paita. Ha iniziato a dicembre Alessio Saso, che è pure indagato per voto di scambio in rapporto (presunto) con gli esponenti dell’Ndrangheta del ponente ligure. Poi è stato il turno del sindaco di Albisola Franco Orsi, già Dc poi Pdl coté Scajola, oggi sponsor dell’assessora. Poi dell’ex deputato Eugenio Minasso. Infine Gino Garibaldi, coordinatore provinciale Ncd e consigliere regionale, ha aperto il cuore ai suoi elettori interrogandoli su «che rischio incorrerebbe la nostra Liguria se un sindacalista tradizionalista, conservatore e sostenuto dalla sinistra più estrema e radicale come Sergio Cofferati si mettesse alla guida della regione. Pertanto essendo libera e legittima la partecipazione alle primarie del centrosinistra ho suggerito di andare a votare appoggiando la renziana (e quindi più moderata e moderna) Raffaella Paita». Un aperto appello a quello che Cofferati ha definito subito «inquinamento del voto» e «snaturamento della coalizione» chiedendo al Pd nazionale di intervenire.

Invocato sul punto, però, il vicesegretario Guerini non ha preso posizione. E anzi ha discretamente invitato il partito ligure a risolversi i suoi guai da solo. Del resto si capisce: da sempre Renzi teorizza la ricerca dei voti della destra, non solo nelle primarie. E l’Ndc è un alleato fedele, ridotto al lumicino e prossimo all’esclusione dal consiglio regionale; che quindi potrebbe essere recuperato nel listino e nella futura giunta regionale. Tutto il contrario di quello che pensa Cofferati, che esclude la coalizione con gli alfaniani e non fa mistero di voler – da Genova – dare un segnale nazionale in direzione del centrosinistra; ed infatti è sostenuto da Vendola e Pippo Civati anche per questa ragione.

Sulla questione già incandescente però due giorni fa arriva la classica goccia che fa traboccare il vaso. Sbarca cioè in città la ministra Pinotti (per la cronaca e per la memoria: terza classificata alle primarie genovesi del 2012), renziana di rito franceschiniano, a dare il suo supporto a Paita. A chi le chiede delle alleanze risponde con il sillogismo stringente delle larghe intese romane: «L’Ncd è nostro alleato di governo, Sel è all’opposizione». Con ciò rovesciando l’arco costituzionale delle primarie di centrosinistra. Un clamoroso autogol. Nove prestigiosi partigiani dell’Anpi insorgono e dichiarano che non accetteranno di confondersi «con gli eredi diretti e indiretti dei fascisti di Salò e dei missini di Almirante». Cofferati e Tovo a loro volta dichiarano di non essere «disponibili ad accettare il sostegno di chi condivide ideali di centrodestra e destra». Da Roma tuonano Fassina, Vendola. Bersani: «Attenti a una deriva che farebbe del Pd uno spazio indistinto». Gianni Cuperlo si spinge oltre: «La pesante intromissione del centrodestra nelle primarie liguri snatura e mina la legittimità delle primarie stesse».

È a questo punto che ieri in serata, mentre i candidati sono impegnati nei comizi di chiusura, arriva la posizione del giurì delle primarie: gazebo vietato (almeno) ai dirigenti e tesserati dei partiti di destra. Con ciò sconfessando nei fatti le pratiche disinvolte dell’assessora.

E pure sconfessando, però, le parole della ministra Pinotti. Che per di più sembravano aver portato da Roma anche il «timbro» renziano sulla candidata burlandiana. Niente di più falso. In Liguria molti dei renziani della prima ora, capeggiati dal sindaco di Savona Federico Berruti, si sono schierati con Cofferati. Anche il franceschiniano Davide Sassoli, Areadem, sta con lui. E da ultimo è arrivato l’endorsement ’di peso’ del ministro Andrea Orlando, leader dell’area ’ turca’. Che ha invitato a «evitare strumentalizzazioni nazionali», come dire: la sinistra interna ed esterna eviti di puntare su Cofferati per una rivincita, ma nessuno pretenda di esportare il modello delle larghe intese in regione.

Sbaglia anche chi si illude che Renzi tifi Paita. La rottura fra il premier e il governatore in carica risale alle polemiche del dopo-alluvione. Alle primarie liguri Renzi non si è schierato. Fra Cofferati e Paita la partita è aperta e incerta. Ma al Nazareno in molti sono pronti a giurare che una vittoria di Cofferati, persino il ’nemico interno’ Cofferati, al premier non dispiacerebbe affatto.