Se ne va dal Movimento 5 Stelle Monica Lozzi, presidente del municipio VII di Roma. È l’entità amministrativa più popolata della capitale: ci vivono più di 300 mila persone e il suo territorio si estende dalle mura storiche di piazza San Giovanni fino all’estrema periferia sud-orientale. Lozzi ha spesso fatto da contraltare alla sindaca Virginia Raggi, ergendosi a paladina dei valori e del programma del M5S delle origini e soprattutto rivendicando la partecipazione e l’ascolto delle istanze della base, a suo dire mortificata in quattro anni di amministrazione grillina.
Con questo sono quattro (su tredici) i municipi romani in cui la bandiera del M5S viene ammainata. Ma è la prima volta che un presidente se ne va senza essere costretto al passo indietro dagli screzi della sua maggioranza o da un voto di sfiducia. Lozzi se ne va per ragioni politiche e parte della sua squadra è intenzionata a seguirla. Il che fa pensare che siano cominciate anche dentro ai 5 Stelle le grandi manovre verso le prossime amministrative. Negli ultimi tempi, Lozzi aveva attaccato la possibile ricandidatura di Raggi. Chiedeva che si svolgessero primarie, non senza qualche simpatia nel M5S romano. Invece annuncia che l’anno prossimo correrà come sindaca con una lista civica che avrà l’appoggio di ItalExit, il nascituro partito sovranista di Gianluigi Paragone senatore ex grillino (e prima ancora leghista). «Da presidente ho visto che i territori hanno sofferto moltissimo l’austerità che per anni la Ue ha imposto – afferma Lozzi – Ai tempi in cui anche il M5S la pensava così, raccoglievo le firme ai banchetti No Euro». Ancora più duro il suo giudizio sui vertici dei grillini romani: «Non si può essere testimoni in prima persona dell’abbandono totale dei territori e del loro attivismo e far finta di niente – prosegue Lozzi – La democrazia interna si è rivelata una cieca oligarchia e una comunità anti-sistema è diventata un centro di potere asservito che ha la sola finalità di preservare alcune posizioni personali raggiunte».

Per adesso Lozzi rimane in carica, perché decada da presidente c’è bisogno che perda la maggioranza in consiglio municipale. Ma è un fatto che la prima mossa di Paragone si svolga nello scenario avvelenato e confuso della Roma grillina che si affaccia alla campagna elettorale, in un contesto che è destinato a proiettare alcuni veleni anche sugli equilibri nazionali. L’ex deputato Alessandro Di Battista fino a pochi mesi fa era grande sponsor di Paragone, persino all’indomani dell’espulsione lo aveva definito «molto più grillino di tanti altri». Adesso esprime sostegno a Raggi. «Non ho mai visto in quarant’anni un lavoro sulle strade di Roma come quello fatto da te, dalla tua giunta, dai consiglieri e dai municipi. Il fatto stesso che in tv le parole ‘buche di Roma’ siano sparite dalle domande è il vostro più grande successo», scrive Di Battista sotto un post, l’ennesimo, col quale la sindaca rivendica il rifacimento di un pezzo di manto stradale.