Il Libro Bianco contiene quest’anno un saggio dell’economista Marco Rossi che sviluppa argomenti già introdotti in un suo precedente scritto del 2013.

Per Rossi, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Sociali ed economiche dell’Università La Sapienza di Roma, le implicazioni economiche della regolamentazione della cannabis, assumendo una regolamentazione e tassazione simile a quella del tabacco, consumi costanti e assenza di esportazioni e/o turismo da cannabis potrebbero avere un impatto complessivo sui conti pubblici di circa 4 miliardi di euro.

La tassazione (accise e iva sulle vendite, nel complesso il 75,5% del prezzo fissato in ipotesi a 10 euro al grammo) porterebbe circa 3 miliardi di euro nelle casse dello Stato. A queste si aggiungerebbero circa 200/300 milioni di euro derivanti dall’emersione dei redditi degli addetti alla produzione e una diminuzione dei costi legati agli apparati della repressione e della sicurezza di 600 milioni di euro.

È anche probabile una riduzione, non stimabile, dei costi sanitari dovuta alla diminuzione dell’uso di sostanze adulterate a seguito dei controlli sulla filiera di produzione ed un miglioramento dei conti economici nazionali derivante dalla sostituzione delle importazioni illegali con coltivazione nazionale, per circa 500 milioni di euro.

Dal punto di vista occupazionale invece una regolamentazione restrittiva della cannabis non avrebbe ricadute particolari, se non la sostituzione/emersione dei posti di lavoro illegali per massimo circa 75.000 unità (gli spacciatori sono stimati oggi in circa 100.000 unità). In caso di un regime meno restrittivo, sul modello olandese dei coffeeshop, si potrebbero invece ipotizzare fino a 300.000 nuovi addetti nel settore da aggiungersi ai 75.000 impegnati nella produzione ed un incremento anche delle imposte sui redditi prodotti dal nuovo settore economico che potrebbero superare il miliardo di euro.