Tracce di Blu di Fabiola Naldi (Postmedia, pp. 84, ill. 37, euro 12), raccoglie vari saggi scritti nell’arco di un decennio e adattati alla luce dell’attualità. Sin da subito, l’autrice dichiara l’oggetto di cui intende occuparsi: i Graffiti writing, la Street art e lo spazio pubblico, nel complesso e radicale rapporto instaurato nel corso della storia recente.

Per l’esattezza, Fabiola Naldi, da studiosa della disciplina, connota semanticamente l’arte di strada, fatta di bombolette spray, pennelli, rulli, stickers, stencils e altro. Ai tanti termini in uso, che definiscono l’arte urbana, l’autrice preferisce un termine ombrello, che raccoglie e generalizza i vari stili. A ragione, parla di Drawing Art, l’arte del disegno, che ha occupato, e modificato, la percezione di spazio pubblico nelle società contemporanee.

Sono diversi gli artisti cui nel libro si dà merito, attraverso brevi ricostruzioni storiche, foto, tag e opere. Ma è Blu, «l’imbianchino di strada», il centro della riflessione.

Blu è il più noto street artist italiano. I suoi «pezzi» sono realizzati, legalmente o illegalmente, in giro per il mondo.

I temi intorno al suo operare sono vari. Vengono raccontati gli eventi espositivi, come la personale dell’artista presso la galleria Patricia Armocida, a Milano nel 2008, o le collettive presso spazi pubblici e privati. Sono approfondite le tecniche che Blu utilizza nei suoi interventi e le influenze artistiche che, per Naldi, sono da ricercare nella pittura simbolista di fine Ottocento e il muralismo messicano degli anni Trenta.

Secondo Latour, le immagini suscitano emozioni, che si esprimono anche attraverso la distruzione di icone e simboli. Eleggere le immagini a luogo dello scontro è una pratica narrativa del passato, la damnatio memoriae romana, e del presente, la cancel culture del movimento Black Lives Matter. Differiscono le declinazioni, ma l’iconoclastia mostra che le immagini si possono, allo stesso tempo, affermare o negare.

L’iconoclash è il processo che rafforza questa violenza iconoclasta. Alla base, c’è un sentimento di apprezzamento o di rifiuto di ciò che le immagini veicolano. È la doppia essenza delle immagini, quella di significato e di significante, che rende possibile questo processo.

La censura, che condanna le opere di arte murale a una rimozione definitiva, segue logiche di bon ton o estetico-architettoniche. Quando la censura incontra l’auto-censura, l’azione dell’artista è politica. Ed è politica la decisione di Blu di cancellare i suoi dipinti nel quartiere di Kreuzberg, a Berlino est nel 2014, e per le strade di Bologna nel 2016.

Con questa auto-censura, Blu si è mostrato contrario all’ideologia del decoro urbano e alla mercificazione dell’arte di strada, derive che in momenti e per scopi differenti hanno interessato le due città. Per Blu, l’arte è uno strumento di critica, è legata al territorio ed è espressione di un universo di senso che rifiuta speculazioni di ogni genere.