A un mio amico, seduto a teatro accanto a una persona che smanettava con lo smartphone, – è caduto l’occhio sull’ennesimo messaggio che diceva, pressappoco:“I 5s vogliono aprire la crisi… non fate niente senza avermi sentito!”.

Non garantisco il messaggio e non so chi fosse la persona (della sua attendibilità ci accorgeremo forse nei prossimi giorni), ma, sentendomelo raccontare, ho provato un improvviso sollievo e una quasi immediata angoscia. Il sollievo veniva dall’idea che cadesse questo governo crudele e bugiardo, l’angoscia dall’idea che la sola cosa che ci potrebbe salvare da una prospettiva peggiore, chi potrebbe farla, e cioè il Pd, non la voglia fare.

Dal primo momento in cui si è insediato alla testa del Partito democratico, Zingaretti ha mandato a sua volta un chiaro messaggio: dopo aver dedicato la sua vittoria a Greta Thunberg (captatio benevolentiae), la mattina dopo è corso a Torino a manifestare con le madamine a favore della Tav. Che cosa poteva voler dire questa fretta, se non che il vero avversario del Pd non era la Lega ma i 5Stelle? Messaggio per altro ribadito quasi ogni giorno, con continue battute, risatine, alzate di spalle.. Eppure, non può non sapere che la sola possibilità di fermare la Lega e l’obbrobrio del suo governo è un tentativo di governo Pd-5S!

Infatti, forse lo sa, ma ha con o dietro di sé Renzi, Calenda, e gli altri capetti del partito, tanti galletti ciascuno col suo canto albino: “No, con i 5S no!” E perché no? Certo, non sono affidabili, aggrappati alle poltrone, sventolanti fra destra e sinistra, ignari dei presupposti dell’una e dell’altra, incompetenti, giovanilistici e approssimativi, ma fra la loro accanita titubanza e la feroce smargiasseria di Salvini c’è tutta la distanza che c’è fra un bambino capriccioso e un criminale adulto.

E se i 5S sono l’unica speranza di fermarlo, il Pd dovrebbe scendere dal suo sorriso soddisfatto e mettersi in gioco con gli alleati possibili.

Al mio sguardo esterno e sprovveduto, è sembrato che subito prima delle elezioni, Di Maio avesse dato diversi segni di volersi spostare a sinistra, chiari messaggi a Zingaretti, ma quando ha ricevuto solo dinieghi sprezzanti, è tornato a capofitto verso l’alleato temuto e anche un po’ odiato. E questa, mi sembra, è stata la seconda occasione mancata dal Pd.

Ora, se ve ne fosse una terza, e il Pd la mancasse deliberatamente ancora una volta, sarebbe direttamente responsabile delle leggi infami promulgate in questi mesi (l’ultima in questi giorni), e delle vite umane sacrificate in mare e nelle prigioni libiche.

C’è da rabbrividire sentendo Salvini dire oggi: “Le autorità libiche hanno assegnato ufficialmente Tripoli come porto più vicino per lo sbarco. Se la nave illegale ong disubbidirà, mettendo a rischio la vita degli immigrati, ne risponderà pienamente”. Cioè: se la Seawatch non riporta i 53 migranti ai carcerieri e torturatori a cui sono faticosamente sfuggiti, ‘pagherà allo stato italiano la sua disobbedienza!

Io sento la voce dell’Orco di Pollicino: “Ucci ucci, sento odor di cristianucci” (o di musulmanucci). (E a proposito, i giornali non allineati farebbero bene a smettere di chiamare Salvini ‘Capitano’, che sembra incoronarlo come un tempo la parola ‘duce’, semmai lo chiamino ‘Orco’, con maggiore pertinenza linguistica).

Questo è il giogo che ci viene incontro, domani sostenuto da Meloni e Berlusconi, mentre il Pd continua a ridacchiare soddisfatto.
Agli amici che prima del voto mi dicevano: “Non possiamo votarvi perché abbiamo troppa paura, solo il Pd può fare barriera contro la Lega”, io rispondevo dubitando “sì, ma lo farà?”.

E questa oggi è la grande domanda. Sarà capace il Pd di diventare il campione della resistenza efficace? Si assumerà tutte le sue responsabilità? Si ricorderà da dove viene e si domanderà dove va?

O continuerà a sognare il trionfo di Odisseo, che, persi tutti i suoi compagni, arriva da solo a Itaca, già occupata dai pretendenti al suo trono e deve ammazzarli tutti, uno per uno, per riprendersi un governo che in fondo non vuole?