Nella Napoli che va al voto, la situazione è più complicata rispetto a quel bipolarismo semplificato a cui tanti analisti fanno riferimento. Di sicuro c’è uno schieramento di destra che al di là delle specificità locali, è destinato ad essere risucchiato da logiche e centri di interesse che conducono lontano da Napoli: la Lega di questo parla.

Poi c’è lo schieramento che vede tre polarità unite e però in conflitto tra di loro: il Pd che cerca una egemonia politica sulla coalizione anche se ne è privo nella società; i 5S in una crisi evidente e che però hanno bisogno di un territorio dal quale provare una difficile risalita; il centro politico e di potere autonomizzato a Santa Lucia (la sede della Presidenza della Regione) che cerca il controllo pieno di una città da annettere.

Tutto questo sarà già teso al massimo a fine agosto quando si andrà alla stretta per le liste e lo scenario probabile è quello di Pd e 5S annegati in un mare di liste di Persone-Partito organizzate da Santa Lucia (10? 15? 20?), secondo il collaudato schema già costruito per le ultime regionali. E non faccio alcun riferimento a Italia Viva che a Napoli si ritrova, unita nella lotta, con i 5S, o a Art.1 e SI che certo in questo quadro non trovano alcuno spazio soddisfacente. Non mi appare facile la navigazione del candidato, il professor Manfredi, pur autorevole. Il modello politico a trazione Santa Lucia si sintetizza in un’aggregazione di un pulviscolo frantumato di interessi particolari, suo governo con l’uso spinto delle leve del potere, massima concentrazione delle scelte e delle decisioni con l’azzeramento di qualsiasi forma di partecipazione della società e delle sue organizzazioni.

Eppure, si potrebbe dire nonostante De Magistris, Napoli viene invece da una stagione nella quale ha saputo attivare nuove forme di partecipazione nel governo della città, delle società pubbliche, dei beni comuni. Il sindaco uscente ha avuto il merito di avere aperto una strada di rinnovamento effettivo, di cui tutto il corpo delle “delibere Lucarelli” della prima consiliatura rimangono una traccia vitale, tanto, magari rivista e “ritarata”, da potersi presentare come un discorso programmatico aperto per l’oggi. Poi ha avuto il demerito di aver contribuito in prima persona a depotenziare quando non anche a smantellare quelle stesse potenzialità.

La partecipazione e la trasparenza dei processi decisionali rappresentano la sfida fondamentale per il futuro della città. Il Pnrr diventerà una ipotesi di sviluppo nuovo, ancor di più per fare di Napoli una delle prime città europee sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici, solo se intorno ad esso si attiverà una nuova stagione di partecipazione e di mobilitazione delle migliori energie della società. Diversamente diventerà solo un elenco di opere che riverseranno i loro benefici su chi ne ha meno bisogno lasciando ancora scoperto chi il Covid ci ha detto non può rimanere scoperto: tutto un vasto mondo sociale , del lavoro, delle giovani generazioni, delle periferie.

Non è neutra socialmente la partecipazione né lo è la gestione del Pnrr. Scegliere nuove linee partecipative significa decidere di restituire valore a tutto ciò che fa società, cultura, tenuta, solidarietà , attivazione di energie, interesse generale contro quelli particolari, della speculazione, della rendita o dei nuovi signori della rete che tutto usano dei nostri dati e dei nostri spazi vitali. Come insegna, su un altro piano, la vertenza Whirlpool: lì si condensa la sfida aperta per fare di Napoli ancora uno spazio produttivo.

Chi, solo apparentemente in modo paradossale, si presenta più in linea con l’esigenza di una nuova stagione partecipativa sembra essere invece proprio Antonio Bassolino. Questo suo andare per spazi pubblici, strade, piazze, cortili, case all’incontro con una ricca e dolente e comunque ansiosa società napoletana segna plasticamente un’altra idea della politica, la fonda e la radica nella società e sulla partecipazione; prospetta istituzioni compiutamente al servizio di e non strumento per.

Riuscirà a far diventare questi elementi caratterizzanti del proprio impegno e del proprio discorso, che già è una sperimentazione di nuove forme del politico? Quello che è certo è che a questo sarà legato l’esito della sua battaglia che già scompagina i diversi fronti: è per questa via infatti che un’area grande che negli anni si è espressa nella ‘protesta’ e nell’astensionismo, spesso espressione di una sinistra disillusa e senza riferimenti, può trovare ragioni di nuova e attiva speranza. E in fondo Napoli è anche di questo che ha bisogno: uno sguardo partecipato sul proprio futuro.