Tra i più apprezzati film del concorso del Torino Film Festival, The Donor di Qiwu Zang è un film duro quanto in apparenza pacato, come il suo inespressivo protagonista che sorride e piange una volta sola, e si muove invece come impietrito dal dolore e dall’impotenza. Yang, attempato meccanico in disarmo, vive in uno squallido appartamentino sotto un cavalcavia ferroviario sul quale passano 800 treni al giorno.

Intonaci staccati, mobili precari in uno spazio angusto che per sua moglie e il figlio, studente mediocre ma bravo ragazzo, potrebbero bastare se non si parlasse di una riqualificazione urbana che li lascerebbe senza casa, proprio nel momento in cui bisognerebbe affrontare il costo degli studi del ragazzo, così che almeno lui abbia un futuro migliore. Una veduta aerea segue lo sgangherato motorino del meccanico fino alla sua officina, rivelando una città brutta e piena di gente come lui; ma abitata anche, altrove, dai parenti ricchi, in particolare da Li, un cugino azzimato, che certamente non ha fatto i soldi con il sudore della fronte. Ma Li ha un problema: l’amata sorella in dialisi, quindi è in cerca di un rene. Che verrebbe pagato bene. Colpito dalla condizione della giovane donna e attratto dalla prospettiva di poter ricevere un appartamento nelle nuove ristrutturazioni e i soldi per gli studi del figlio, l’uomo dona il suo rene, senza dire nulla a casa, fingendo anzi di essere stato accoltellato da un rapinatore.

Il trapianto però non riesce e il cugino ricco cerca di convincerlo con le buone (non solo 200 mila ma un milione di yuan) e con minacce che confermano l’origine disonesta del suo denaro, a far sì che sia il figlio a donare un rene. E il ragazzo si farebbe anche convincere davanti alla promessa di una vita da ricco e di poter andare a studiare in America, ma il padre non ne vuole sapere e risolve in modo drammatico quanto inatteso il problema. Rarefatto e riflessivo, con una macchina da presa statica, il film ben rappresenta l’oggettività del cinema post-sesta generazione (Qiwu Zang è stato assistente di Zang Ymou in diversi film e questo è il suo primo lungometraggio).

The Donor infatti è un film politico, contro la Cina che fa fuori le famiglie povere col figlio unico a favore dei nuovi ricchi, i cui figli stanno invadendo le università americane, dove girano con l’autista, non imparano l’inglese e in pratica si comprano un titolo di studio con il minimo dei voti, salvando però così con le loro rette salate molte scuole prestigiose. Questa contrapposizione corrisponde nel film alla dialettica visiva tra lo squallore neorealista dell’appartamentino del meccanico e il totale lindore asettico della clinica privata o il lusso eccessivo dell’albergo moderno, dove il cugino porta il ragazzo per convincerlo a dargli il suo rene – Shylock né più né meno. Ma The Donor non diventa mai tragedia elisabettiana, piuttosto osservazione entomologica di uno spietato darwinismo sociale.