Se uno dei molti motivi di grandezza di Eduardo De Filippo sta nell’aver saputo usare l’arte popolare di suo padre, Eduardo Scarpetta, per fondare un teatro moderno, di grande scrittura e notevole spessore letterario, non è detto riescano le operazioni «inverse», ovvero prendere un testo eduardiano per farne (magari citando Pirandello e infarcendolo di accordi pucciniani) una farsa in cerca di paradosso. È quello che sembra capitare a un regista pur navigato come Lluis Pasqual, che ha messo in scena per Festival e per lo stabile di Napoli La grande magia (all’Argentina di Roma fino al prossimo 5 gennaio). Grande scenografia plurima e costumi sommari (tutto firmato dallo stesso Pasqual) per la vicenda del prestigiatore che fa sparire la moglie al facoltoso marito, dicendogli che dal sarcofago in cui l’ha rinchiusa durante un proprio numero, ella è passata in una scatola in cui è ben chiusa. In realtà lei se ne è andata allegramente con l’amante: quando dopo quattro anni lei torna, il marito non ne vorrà più sapere, preferendo rimanere nella convinzione che la sua signora sia ancora nel contenitore gelosamente serbato. Una commedia crudele e intrisa di una sua morale, che ridotta a pura farsa, anche un po’ slabbrata, rischia di risultare scontata e verbosa. Peccato.
Se la magia di Eduardo finisce in farsa
A teatro. Allestimento poco convincente di uno dei capolavori di De Filippo, commedia crudele e intrisa di una sua morale

A teatro. Allestimento poco convincente di uno dei capolavori di De Filippo, commedia crudele e intrisa di una sua morale
Pubblicato 3 anni faEdizione del 21 dicembre 2019
Gianfranco Capitta, ROMA
Pubblicato 3 anni faEdizione del 21 dicembre 2019