Nessuna svolta per la “talpa” del Datagate. Edward Snowden, l’ex tecnico informatico della Nsa che ha rivelato un gigantesco scandalo di intercettazioni illegali messo in atto dal governo Usa è ancora bloccato al terminal dell’aeroporto moscovita di Sheremetievo. Non ha documenti e perciò non può lasciare il paese. I giudici della Virginia, che lo accusano di spionaggio, gli hanno revocato il passaporto e hanno spiccato un mandato di cattura internazionale. Secondo il sito Wikileaks, che gli fornisce appoggio, è in possesso di un permesso umanitario concesso dal governo dell’Ecuador. Un salvacondotto che gli avrebbe consentito di arrivare a Mosca dopo avere lasciato Hong Kong, dove si era recato dal 20 maggio.
Per quella data, aveva già fornito alla stampa (Guardian e Washington Post) tutti gli elementi per l’inchiesta sul caso Prism, il programma ultrasegreto con cui gli Usa hanno spiato mail e telefoni degli utenti, negli Stati uniti ed in altri paesi. Glenn Greenwal, il giornalista del Guardian autore dell’inchiesta, ha precisato che Prism è solo un altro nome con cui è continuato il gigantesco programma di intercettazioni autorizzato da George W. Bush dopo l’attacco alle Torri gemelle, l’11 settembre 2001. Nonostante le rassicurazioni fornite da Obama dopo la sua elezione, lo spionaggio segreto su vasta scala è andato avanti anche durante la sua amministrazione. Una vicenda scottante dagli ampi risvolti internazionali. Ieri Obama, nel corso del viaggio in Africa che lo vedrà impegnato per una settimana, si è detto preoccupato per «altri documenti» che Snowden potrebbe avere sottratto, perché «non tutto è stato pubblicato». Ha tuttavia aggiunto di non avere parlato direttamente con il suo omologo cinese, Xi Jinping, né con quello russo, Vladimir Putin, per chiedere l’estradizione del fuggitivo. Ha anche precisato che gli Usa non intercetteranno il volo su cui salirà Snowden.

Per ora, però, non è chiaro in che modo la “talpa” del Datagate potrebbe lasciare il terminal. L’Ecuador ha smentito di aver mai rilasciato alcun salvacondotto, pur ribadendo la disponibilità ad esaminare, nei tempi necessari, la sua richiesta di asilo politico. Un’accoglienza che, secondo numerosi attivisti russi per i diritti umani, dovrebbe concedergli anche Putin: il quale ha rispedito al mittente le rimostranze Usa, ma non si è pronunciato a riguardo, lasciando la questione ai contatti in corso tra i vertici dei servizi segreti del suo paese e quelli dell’Fbi. La presidente del gruppo di Helsinki a Mosca, Ludmila Alexeyeva, molto critica verso il governo, ha sottolineato che Snowden dovrebbe essere trattato almeno come l’attore francese Gerard Depardieu, che ha ricevuto la cittadinanza russa pur essendo accusato di evasione fiscale. Il governo islandese ha invece precisato che, qualora Snowden decidesse di chiedere asilo da loro, dovrà fare la coda come tutti gli altri richiedenti. L’Islanda è apparsa fra le opzioni possibili fin dall’arrivo della “talpa” a Mosca.
Un’altra possibilità potrebbe essere il Venezuela. Ieri, il presidente Maduro ha ribadito che, se Snowden lo chiedesse, «quasi sicuramente» il suo paese risponderebbe in modo affermativo. Dichiarazioni che hanno provocato le ire della destra, notoriamente subalterna agli Usa. Un altro video diffuso ieri mostra infatti i deputati di opposizione che conversano con delegati di Washington sulla maniera di provocare crisi e colpi di stato contro il «socialismo bolivariano».