«Borghesi, tutti appesi» potrebbe essere l’ironica e tagliente sintesi dell’ep Servizio d’ordine di Spartiti, la band del duo Jukka Reverberi/Max Collini. A un anno di distanza da Austerità, tornano con quattro brani e una cover live dei Massimo Volume. Connubio estemporaneo (quasi dieci anni di collaborazioni) quanto azzeccato, in cui il sound proposto da Reverberi ricorda i suoi Giardini di Mirò e con i testi/voce di Collini degli Offlaga Disco Pax che irrompono in una narrazione sempre originale, definita, che spazia in un passato autentico con occhi disincantati. Cioè una miscela pregiata che inchioda l’attenzione. Entrambi emiliani, nel disco si evocano gli anni ’70, le lotte, i Nirvana, il partito comunista e la borghesia di fine anni ’80.

Non solo Amarcord ma la necessità di scandagliare quello snodo storico fondamentale. Reverberi, che ricorda una Reggio Emilia provincia ma anche centro politico e culturale, racconta soprattutto l’emotività di questo lavoro: «Il lato amarcord è quello più semplice, c’è soprattutto un forte legame con quegli anni e la necessità di capire se si possa trovare qualcosa di utile per il domani, l’oggi ormai non riusciamo più a capirlo e, mi dispiace dirlo, abbiamo perso. Una sconfitta che continua a lasciare i suoi segni ma le conseguenze le paghiamo oggi. Gli elementi di critica magari ci permetteranno di non sbagliare nuovamente». Servizio d’Ordine, il brano con protagonista Andrea Bellini, temuto militante del servizio d’ordine milanese e scomparso a dicembre, è tratto dal libro di Marco Philopat La banda Bellini (Agenzia X).

In confronto ad Austerità, Servizio d’Ordine è più legato alla Storia con S maiuscola. In un momento in cui i processi storici sono globali e perciò poco definiti, per Spartiti è importante reinterpretare anche la musica: «Se riusciamo a fare musica in modo serio, trasformando la dimensione politica in musica – che non sia l’ennesima cover di Bella Ciao – e riusciamo a scorporare l’aspetto folcloristico, facciamo un servizio sia alla politica, che alla musica. È uno strumento eccezionale per veicolare le emozioni e l’analisi politica ma bisogna farla con un occhio nuovo, lontano dalla retorica. I problemi sono vecchi e nuovi e le risposte tardano ad arrivare». «Io e Max – chiosa Jukka – continuiamo a guardare alla storia del Pci e su quello che è stato il passaggio da Pci a Pds, con i conseguenti errori».