Lo sviluppo della Rete ha rappresentato l’ultima manifestazione del mito salvifico della tecnologia con il quale la modernità ha alimentato se stessa. Nata dalla controcultura degli anni Settanta e dagli ambienti dei laboratori scientifici, Internet era vista dai suoi primi sviluppatori come la realizzazione di nuove possibilità di democrazia diretta e partecipazione alla portata di tutti. In grado, allo stesso tempo, di rendere accessibili saperi e conoscenze per il più largo pubblico possibile.

TRAMONTATO questo sogno libertario e democratico, oggi guardiamo alle varie manifestazioni della Rete in modo più realistico. Constatando come, soprattutto nel caso dei social network, tenda ormai a scomparire la distinzione tra una vita «on-line» e una vita «off-line» a favore di esperienze sociali e esistenziali nelle quali le due dimensioni si intrecciano in modo inestricabile. Se una Rete che ha perso ormai l’innocenza, dominata dai grandi colossi del capitale mondiale, ha letteralmente fagocitato e ridefinito le relazioni sociali, questo processo non ha risparmiato di certo la politica.

ANZI, OGGI la politica è soprattutto una modalità dell’abitare la Rete, quanto la Rete è ormai una modalità della stessa vita quotidiana: medium e messaggio scrivono insieme le proprie regole di funzionamento e di queste occorre essere consapevoli se si vuole salvaguardare ciò che ancora resta della democrazia. Questo il tema fondamentale di Tecnologie per il potere. Come usare i social network in politica (Raffaello Cortina, euro 16) di Giovanni Ziccardi.

IL LIBRO di Ziccardi rende innanzitutto evidente come la partecipazione politica sia oggi, in gran parte, ridotta a tecnica e pura comunicazione. Apparentemente interattiva, grazie ai social network, ma in realtà fortemente unidirezionale poiché frutto di avanzate strategie di marketing volte a catturare l’attenzione del pubblico e a manipolarne l’opinione. A questo proposito risultano particolarmente interessanti i capitoli dedicati agli internet bot e agli algoritmi. Tramite questi, come accaduto durante l’ultima campagna per le presidenziali americane, dopo un attento studio delle caratteristiche degli «elettori-obiettivo» realizzato grazie al ricorso ai big data, le macchine agiscono per influenzare la formazione dell’opinione pubblica nei social network. Principalmente costruendo centinaia se non migliaia di profili automatizzati in grado di diffondere fake news contro gli avversari e di rispondere addirittura ai commenti degli utenti (chat boot).

QUESTO PASSAGGIO a una campagna elettorale post-umana e a una partecipazione politica ridotta a simulacro non segna l’arretramento della sfera politica rispetto alla vita quotidiana delle persone; al contrario, poiché ora il messaggio politico viaggia prevalentemente su Internet esso si colloca nell’onnipresente spazio dei flussi che, tramite gli smart phone, invadono ogni momento della nostra vita: se nei regimi democratici e persino in quelli totalitari del ’900, il potere e la propaganda soffrivano di limitazioni tecniche che non gli consentivano di raggiungere 24/7 il cittadino, oggi questi limiti saltano del tutto.

UN TERZO ASPETTO messo in luce dal lavoro di Ziccardi riguarda il delicato tema dell’affidabilità dei sistemi tecnici nel garantire sicurezza e privacy degli stessi candidati e, più in generale, dei politici: quanto più l’attività politica passa per le reti tanto più essa è vulnerabile agli attacchi informatici, alla sottrazione occulta di informazioni riservate, alla sorveglianza.
Di conseguenza, propaganda e campagna elettorale post-umana generano rischi non solo per i cittadini ma anche per gli stessi politici. Infine, e questo è probabilmente l’aspetto più apprezzabile del libro, Ziccardi non esamina questi aspetti in modo astratto o puramente teorico; al contrario, nello spiegare in modo semplice fenomeni complessi, il volume fornisce allo stesso tempo indicazioni concrete su come utilizzare i social network nell’attività politica quotidiana: in altre parole, la riflessione attenta diventa, contemporaneamente, un viaggio nelle pratiche comunicative contemporanee.
Cosa che consente al lettore di acquisire quella consapevolezza del mondo della comunicazione politica contemporanea tramite la quale viene smontato il suo principale meccanismo di forza: l’opacità.