Quando smette di piovere, volge al termine la saga familiare che ha attraversato ottant’anni e quattro generazioni dei Law e degli York, i loro incroci pericolosi, accompagnandoli dalla swinging London al deserto australiano. E che tristezza, e quanto dolore per loro e per noi in questo When the rain stops falling scritto da Andrew Bovell, cinquantenne autore australiano non del tutto sconosciuto alle nostre scene, che Lisa Ferlazzo Natoli ha allestito con mano delicata sul palco dell’Arena del sole. Cioè avvolgendo in un velo nebbioso quelle vicende torbide e cruente che hanno come sbocco il disvelamento del peccato originale della pedofilia.

UOMINI E DONNE vanno avanti e indietro sotto gli ombrelli aperti, la pioggia sembra incessante. Una donna cade per strada. Un grande pesce vien giù dall’alto, risolvendo magicamente il problema di cosa preparare per pranzo posto all’uomo che sta aspettando controvoglia il figlio che non vede da quando aveva sette anni. Siamo nel 2039 nel deserto centrale dell’Australia, avverte una didascalia proiettata sul sipario dorato che fa da fondale fisso. Davanti ci stanno un paio di tavoli e delle sedie di metallo, sul fondo c’è anche una cucina economica. Non è facile dapprima orientarsi in mezzo a questi personaggi. Non basta il ricorso all’albero genealogico. L’azione balza di continuo avanti e indietro nel tempo, sulla scena possono coesistere l’anziana donna incattivita e la giovane entusiasta che era stata.

LO SPETTACOLO ci parla dunque del tempo e della memoria che svanisce e di quella che si vorrebbe ritrovare, spesso quando ormai è troppo tardi, con quella vena di malinconia cechoviana ben nota però calata dentro una struttura drammatica che vorrebbe attingere alla tragedia ma è consapevole di come ciò sia precluso. Il meccanismo della ripetizione continuamente azionato non fa che ribadire l’impossibilità di uscire dai ruoli fissati. Alla fine si ritroveranno tutti stretti intorno al tavolo dove padre e figlio si sono riabbracciati. Il più anziano va tirando fuori da una scatola una serie di oggetti che per lui non hanno più significato: ma non per noi che li abbiamo visti agiti. E ci accorgiamo così quanto quella storia, senza che lo volessimo, ci è diventata familiare. Insieme ai suoi protagonisti, che sono Caterina Carpio, Marco Cavalcoli, Lorenzo Frediani, Tania Garribba, Fortunato Leccese, Anna Mallamaci, Emiliano Masala, Camilla Semino Favro e Francesco Villano.