In quattro minuti un breve «racconto» (di cui si può vedere il risultato in calce all’articolo, ndr) Un racconto di voci scambiate in strada, di parole pensate con attenzione da corpi giovanissimi in un tempo in cui sono costretti a restare in casa: senza scuola, senza amici, senza sport, senza bicicletta. Senza le strade.

I ragazzi e le ragazze hanno espresso i loro pensieri nel mese di marzo, mentre le classi di prima e seconda media in cui ci siamo incontrati con un percorso di pratiche filosofiche dal nome Io dentro Io fuori, sono vuote e chiuse. Il percorso Io dentro Io fuori è un esperimento in cui gli strumenti della filosofia nella esperienza della relazione liberano potenze e indicano inediti orizzonti. Dal 2016 Io dentro Io fuori coinvolge il sindacato, i lavoratori e le lavoratrici, le scuole, le istituzioni comunali: avvicina uomini e donne in una inconsueta attenzione alle parole, al pensiero, al fare criticamente osservato. Un’esperienza coraggiosa di divenire minoritario. Coloro che più promuovono meraviglia sono i ragazzi e le ragazze di scuola media che sperimentano le forme della libertà, quella ordinaria fondativa sovversiva.

La libertà di sentire le emozioni e di farne intreccio singolare di narrazione, di esprimere il proprio pensiero con coerenza argomentativa nell’irrinunciabile conflitto con gli altri e le altre.

Oggi i ragazzi e le ragazze (come i bambini e le bambine, diversamente gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado) sono inchiodati in un’esperienza di dolore disorientante e spaventoso. Nel primo periodo hanno mostrato reazioni differenti: i ragazzi erano divertiti dalla vacanza, le ragazze hanno sentito da subito lo strappo dalle relazioni.

Ora tutti e tutte sentono la gravità dell’isolamento: «Se non posso incontrare i miei compagni e le mie compagne la didattica a distanza non si può chiamare scuola» (Giona); «Ho bisogno di sentire lo sguardo della prof quando mi interroga» (Caterina). Già, hanno scritto anche sulla didattica a distanza e sono riflessioni acute e nitide che rimandano alle biografie, alle storie, alla Storia che ci hanno portato ad avere una scuola capace di relazione, di meraviglia e di libertà.

Gli adulti? Lo dicono loro come gli adulti si muovono in questo paesaggio. Le parole che sono nel video sono frammenti scelti dalle registrazioni in cui spiegavano il loro sguardo sugli adulti (genitori, medici, adulti in generale liberamente eletti come destinatari).

Ancor più interessanti sono le voci quindi i corpi.

Il percorso Io dentro Io fuori promuove occasioni in cui quei giovanissimi e quelle giovanissime possono concedere agli adulti una soglia di nuova meraviglia: la possibilità di sentire il corpo, di abitare le situazioni in tutte le pieghe con cui si manifestano ma anche interrompere un fare sottratto al pensiero e sperimentare lo spaesamento che lo sguardo di una dodicenne può metterci in corpo.

Per abitare il presente che ci trova balbuzienti e impreparati dobbiamo, forse, concederci alla fragilità perché «ci deve essere stato un momento iniziale in cui sentire e capire non erano separati». (Maria Zambrano, I beati)

I ragazzi e le ragazze ci accompagnano.