Uno dei presunti effetti della rete Internet, che consente a tutti di comunicare con tutti, è la disintermediazione dell’arena mediatica. Diversamente dai precedenti mass media e dal sistema editoriale tradizionale, la selezione delle informazioni rispetto alla loro affidabilità non avviene più con scelte valutative alla fonte, ma discende dalla capacità di dare visibilità ai contenuti pubblicati online. Questo aumenta, invece che diminuire, il problema dell’eccesso informativo.

SEBBENE per approfondire qualsiasi ricerca, abbiamo a portata di mano online quantità enormi di dati e contenuti di alto livello, senza adottare pratiche critiche di filtraggio e valutazione delle risorse a disposizione, siamo disarmati contro fake news involontarie e disinformazione organizzata.

La digitalizzazione, infatti, uniforma il metodo di visualizzazione delle fonti, rendendo ambivalente e laborioso il riconoscimento di quelle attendibili. In questo quadro, il rapporto tra conoscenza e sistema democratico è al centro del notevole lavoro di Mauro Dorato (Disinformazione scientifica e democrazia, Raffaello Cortina, pp. 163, euro 16) che coglie un tema controverso e nevralgico del dibattito contemporaneo sul populismo, fornendo risposte originali e controcorrente. Dorato difende due tesi: la necessità dell’alfabetizzazione scientifica per essere cittadini consapevoli e attivi in una democrazia; l’importanza di delegare agli esperti le decisioni politiche complesse.

Il cuore dell’argomentazione è che, nonostante la ricerca scientifica si sia evoluta nel tempo, confutando vecchie ipotesi, il suo metodo controllabile in modo intersoggettivo e la ripetibilità degli esperimenti rendono quel sapere più affidabile degli altri, soprattutto perché nel mondo della scienza vige un principio democratico che basa la presa di decisione e il consenso epistemico sull’etica del rispetto della validazione collettiva delle credenze.

DORATO È CONSAPEVOLE che non sempre gli esperti sono in accordo tra loro, eppure ritiene che in generale l’onestà della categoria sia garantita dai loro metodi di ricerca e dal comune desiderio di conoscere la verità. L’autore sa bene che talvolta le questioni politiche hanno una complessità non esauribile dal discorso scientifico, perché riguarda i valori che informano quello che viene considerato il bene collettivo. Ma ritiene che il metodo di validazione tra pari possa funzionare anche nelle scelte politiche, una volta che il loro orientamento valoriale sia stabilito.

Tra le tante pagine interessanti del libro, ce n’è una in cui si confuta l’idea che seguire gli esperti significhi negare il pluralismo delle scelte. Il pluralismo è garantito dalla decisione politica, ma affidarsi agli esperti sulle questioni complesse e delegare loro l’illustrazione delle ipotesi in discussione non lede l’autonomia del cittadino, che poi opta liberamente per chi considera degno della sua fiducia.

Per esercitare consapevolmente la valutazione sull’affidabilità degli esperti è necessaria una profonda alfabetizzazione che l’autore considera indispensabile al funzionamento della democrazia, che comprende l’istruzione scientifica e la cultura umanistica, in particolare la storia e la filosofia della scienza. Su questo punto l’Italia si trova al grado zero, come mostrano lo scarso numero di laureati e la percentuale elevata di analfabeti di ritorno.

L’UGUAGLIANZA DEI DIRITTI dei cittadini rispetto alla giustizia e alle opportunità, perciò, non deve essere confusa con l’equivalenza delle competenze su ogni tema. Trump professa la sua ignoranza come valore, come se la conoscenza fosse di per sé un segno di volontà mistificatoria e appartenenza alla «casta», conquistando così la simpatia di parte dell’elettorato che si sente rappresentato e sostenuto in questa ignoranza arrogante.

Dorato ha ragione a insistere sulla lotta alla disinformazione scientifica e sull’esercizio della critica, perché la società complessa è composta anche di intellettuali e tecnici organici e collusi col potere, incapaci di interpretare il dissenso coerente con il loro sapere. Il canto delle sirene del riconoscimento sociale, mediatico ed economico svolge un ruolo importante nell’orientare gli esperti, perché addomestica, affascina e determina parte delle loro posizioni. La selezione della carriera scientifica, inoltre, è spesso il prodotto dell’appartenenza di classe economica e culturale, sia per la richiesta di alto livello educativo in entrata, sia per i tempi lunghi del precariato. Ognuno dovrebbe, quindi, fare la sua parte per ripristinare il rapporto di fiducia tra cittadini ed esperti, l’unica possibilità per garantire il funzionamento della democrazia, considerando che quasi tutte le nostre conoscenze sono dipendenti da educazione, sistema mediatico e testimonianza.