Le immagini delle donne arrestate negli uffici del Senato entrano nel repertorio dell’America trumpista e negli archivi di una nazione sempre più dilaniata lungo spaccature di identità (di genere, di ideologia, di razza e di classe). È d’altronde questo il chiaro progetto del nazional populismo, non solo in America. Ma la vicenda Kavanaugh conferma in particolare la guerra dichiarata dal regime Trump alle proprie cittadine.

Dato il ruolo politico attivo dei tribunali americani, la blindatura della corte suprema è un tassello fondamentale della restaurazione reazionaria. È cruciale per proseguire l’attacco ai diritti civili e il sostegno al capitalismo finanziario, per restringere l’accesso elettorale delle minoranze e promulgare la rottamazione ambientale e soprattutto garantire l’immunità presidenziale qualora dovesse diventare necessario. È emblematico soprattutto che l’opposizione alla nomina Kavanaugh sia stata condotta principalmente da donne motivate dal concreto pericolo di regressione su aborto e pari opportunità e ancor più dal peso simbolico della designazione di un maschio accusato di violenze al potere di una carica a vita da parte di un presidente misogino e predatore confesso.

Ma di fronte alle proteste indignate per Kavanaugh, il presidente ha rincarato la dose, andando all’attacco con violenti attacchi in una serie di comizi dove ha sminuito, deriso e vilipeso le accusatrici e le vittime di abusi in generale.

Nel momento di #metoo e della presa di coscienza della endemica cultura di abusi, violenze e femminicidi, Trump ha optato per denunciare le “urlatrici degli ascensori” come villane prezzolate da Soros – nemesi polivalente dell’arcipelago complottista. In una serie di comizi è giunto a dipingere i maschi bianchi come vittime designate di una congiura femminista. Militarizzando la disaffezione contro le “feminazi” che da anni serpeggia sul circuito alt right (in particolare sui portali maschilisti della “manopshere”), Trump ha introdotto la parabola del bravo ragazzo che studia e trova un buon impiego ma è costretto a confessare alla mamma affranta di essere stato licenziato per via di false accuse di una sconosciuta. In questo scenario di paranoia bianca mitologizzata, il caso Kavanaugh diventa emblema dell’ignominia dei maschi bianchi, inermi bersagli nel tiro incrociato di donne, minoranze e socialisti.

La formula ha dopotutto dato gli esiti sperati già due anni fa e dall’insediamento in poi Trump si è premurato di mantenere attizzati panico e disgusto della base fedele, la formula vincente di una destra popolarmente minoritaria ma disposta a supplire con la forza e il sopruso: quello retorico del presidente – o quello procedurale di Mitch McConnell ed i suoi sgherri al senato. Si può discutere a questo punto se l’involuzione reazionaria sia una deriva di piccoli passi o un golpe al rallentatore.

Non c’è invece dubbio che dopo l’ostruzione repubblicana della nomina cui avrebbe avuto diritto Obama, la presenza di un militante come Kavanaugh nel massimo tribunale crea ora una maggioranza di toghe arci conservatrici in grado di influenzare l’assetto sociale per una generazione. Il dato saliente è eclatante: gli ultimi due presidenti eletti pur avendo perso il voto popolare – Trump e George Bush – hanno ora scelto quattro dei nove giudici sulla corte suprema.

La destra, pur senza una effettiva legittimità elettorale, ha ora in mano uno strumento formidabile per attuare concretamente un programma di smobilitazione della democrazia – a partire da aborto e pari opportunità per le donne a conferma di come la questione patriarcale sia divenuta parametro fondamentale dello scontro politico in atto e nella recrudescenza autoritaria globale – da Washington a Verona al Brasile.

In America gli schieramenti non potrebbero essere più nettamente delineati. Ad un mese dalle elezioni mid-term i sondaggi rileverebbero fra gli uomini una preferenza per i repubblicani di 10 punti a fronte di una preferenza democratica indicata dalle donne con uno scarto del 20%.

Dopo la sconfitta incassata le elezioni di mezzo termine si profilano ancora di più come cruciale referendum sul trumpismo. Le donne promettono di avervi un ruolo più che mai decisivo e lo scontro politico innescato su Kavanaugh potrebbe aver rappresentato per molte un momento storico di motivazione.

Lo slogan scandito in questi giorni dalle manifestanti davanti al senato era in November We’ll Remember!, a novembre ci ricorderemo.