A Matteo Salvini non farà forse piacere saperlo, ma il suo raffinato pensiero in materia di immigrazione trova un preciso corrispettivo nelle convinzioni di un monarca zulu. Un trono molto discusso fin dai tempi dell’apartheid, quello su cui siede dal 1971 Sua Maestà Goodwill Zwelithini, figura simbolica ma ad alto tasso politico, che solo l’immensa magnanimità di Nelson Mandela poteva lasciare al suo posto nell’architettura istituzionale del nuovo Sudafrica.

La differenza, semmai, sta nella reazione che certe dichiarazioni sugli «stranieri» che «devono tornarsene a casa loro» possono innescare. Quando il re degli Zulu soffia sul fuoco, infatti, il fuoco tende a divampare.

King Goodwill Zwelithini
King Goodwill Zwelithini

Zwelithini, non nuovo a deliri razziali su presunte primazie zulu, ha tuonato contro gli stranieri che gestiscono un numero crescente di piccoli negozi. E il giorno dopo sono partite le intimidazioni, i saccheggi, i roghi le aggressioni violente, con un bilancio di cinque morti nelle ultime settimane, decine di feriti e migliaia di persone che tornano a cercare rifugio nei cortili dei commissariati, mentre le truppe anti-sommossa pattugliano le township. Scene già viste nel 2008, quando un analogo clima di odio provocò la morte di 62 persone. Ora riecco nelle strade delle zone più disagiate di Durban e Johannesburg bande armate di machete e taniche di benzina. Guerra forse tra poveri, ma non meno asimmetrica, dichiarata agli «invasori» che rubano ai sudafricani il lavoro e le strade delle città,

Vittime sempre loro, i migranti, con un numero enorme di profughi già in fuga da guerre e regimi dispotici. Quindi somali, etiopi, eritrei, congolesi, nigeriani che si sommano ai cittadini di quelli che una volta erano i frontline states, i paesi vicini, solidali con la lotta anti-apartheid dell’African national congress: vengono ad esempio dal Mozambico, che dopo l’ultima fiammata di violenze ha allestito campi per i fuggiaschi, o dal Malawi che invece annuncia un rimpatrio di massa.

Ieri a Durban contro la nuova ondata xenofoba hanno sfilato 10 mila persone. E il presidente Zuma ha condannato energicamente le violenze. Ma il governo ha un posto garantito sul banco degli imputati, per la sterilità delle politiche messe in campo e l’incapacità di incidere sulle disparità economiche ancora brucianti che affliggono la società dell’aspirante Nazione Arcobaleno.