«Equilibrio», insiste il presidente Mattarella. E ogni volta alza un po’ il tono, come chi non riesce a farsi ascoltare. Il suo discorso di ieri è un preciso avvertimento al governo. Chi ha il potere, dice il presidente, dev’essere in grado di auto regolarsi. Se non lo fa intervengono le istituzioni di garanzia. E in ultima analisi la presidenza della Repubblica. Lui stesso.

Il «monito» cade a 48 ore dagli attacchi di Di Maio a Bankitalia e all’Ufficio parlamentare di bilancio. E alla vigilia della presentazione della legge di bilancio 2019. Mattarella ha già ricordato – il 29 settembre, quando fu resa pubblica la nota di aggiornamento al Def – che «l’equilibrio di bilancio» e la «sostenibilità del debito» sono ormai principi costituzionali. Anche allora approfittò di un’occasione informale; ieri ha parlato rispondendo alle domande di un gruppo di studenti ricevuti al Quirinale. Dopo quel suo avviso, poco è cambiato nella Nadef, se non la correzione «virtuale» del deficit per il biennio successivo al 2019. Il presidente aspetta di conoscere le misure concrete della manovra: come tutti i disegni di legge di iniziativa governativa dovrà passare per il Quirinale per essere inviato al parlamento e poi, dopo che le camere si saranno espresse, sarà di nuovo Mattarella a dover apporre la firma di promulgazione. È difficile però immaginare che il capo dello stato possa lasciare il paese senza legge di bilancio, vale a dire in esercizio provvisorio. Dunque è alla moral suasion del Quirinale che si deve guardare, il discorso di ieri rientra in questo sforzo costante del presidente.

Il «monito-bis» arriva dopo il pranzo di mercoledì sul Colle con il presidente del Consiglio e i ministri più importanti, al termine del quale il capo dello stato aveva rivolto un invito a non alzare i toni dello scontro con l’Europa. Qualcuno nel governo aveva raccontato di un presidente in pressing sulle singole misure della manovra – le pensioni, soprattutto – ma ieri fonti del Quirinale hanno fatto notare che il Capo dello stato «non si esprime sui contenuti dei provvedimenti, tanto meno quando l’iter è appena avviato». Ribadendo però che le libere scelte politiche del governo devono restare «nei limiti delle norme dettate della Costituzione», tra le quali gli articoli 81 e 97. Proprio per questo «il presidente esaminerà la manovra quando gli verrà sottoposta, esercitando tutte le sue prerogative». Il fatto che il governo per la prima volta non preveda nemmeno una data per il prescritto obiettivo di medio termine (Omt) del pareggio strutturale di bilancio, ad esempio, è un aspetto che non potrà non essere sottoposto ad attenta verifica di costituzionalità.

Che Mattarella non intervenga nel merito delle misure, in fondo, lo ha detto lo stesso Savona, proprio la persona che ha incarnato le prime tensioni tra il Quirinale e i giallo-verdi. Il mancato ministro dell’economia (che ieri però in assenza del collega Tria si è preso il centro della scena) ha spiegato ai giornalisti che «il presidente non ha mai posto obiezioni determinanti. Noi interveniamo, lui al massimo suggerisce cautela».

«Il presidente della Repubblica rappresenta l’unità nazionale, che non è solo quella del territorio ma anche quella della società, delle istituzioni», ha spiegato Mattarella agli studenti. Introducendo così la sua difesa delle «autorità indipendenti dagli organi politici», attaccate dal governo. Anche su queste autorità è costruito «il sistema di pesi e contrappesi» che serve all’equilibrio: «La storia insegna che l’esercizio del potere può provocare il rischio di fare inebriare, di perderne il senso del servizio e fare acquisire il senso del dominio». Riferimento che pare chiaramente diretto a chi, come il vicepremier M5S, ha invitato Bankitalia a «farsi eleggere» o a chi, come il vicepremier leghista, ripete ogni giorno che «il popolo» sta dalla sua parte. «La nostra Costituzione – ha detto Mattarella – conta molto» su un «antidoto personale: capacità di autodisciplina e senso del limite». Ma, in caso di difetto di queste caratteristiche, ha messo in campo «equilibri che distribuiscono le funzioni e i compiti del potere tra più soggetti, in maniera che nessuno da solo ne abbia troppi». E così che il capo dello stato potrà «svolgere la funzione di garante del buon funzionamento del sistema»». In quale modo lo vedremo nei prossimi giorni. Intanto proprio Savona non ha dato dimostrazione di grande autocontrollo: «Mattarella? Meno parlo, meglio è».