Visioni

Se il performer si mette in gioco: istantanee reali da Bolzano Danza

Se il performer si mette  in gioco: istantanee reali da Bolzano DanzaDalla performance di RachidOuramdane «Corps Extremes» foto di Andrea Macchia

Eventi Il lavoro sul vuoto, l’ambiente, il concetto di libertà fra i temi affrontati nella 38esima edizione del festival

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 16 luglio 2022

I pensieri che diventano più chiari. Il lavoro sul vuoto. Il controllo sulla paura. La ricerca di libertà. L’ascolto della natura. Questi alcuni dei temi che si spalancano nell’immaginazione durante le prime giornate della 38a edizione del Festival Bolzano Danza, titolata No Limits e apertasi mercoledì con la direzione di Emanuele Masi. Un viaggio sulle motivazioni più intime che il performer, il danzatore, lo sportivo, l’acrobata, mette in gioco nel suo rapporto con lo spazio dell’azione, con l’ambiente, con i compagni di avventura, con il suono.

VISIONI MOSSE a partire dall’incontro di apertura del festival Creature performanti tra danza e sport coordinato dal filosofo Simone Regazzoni nello spazio Salewa. Ospiti il filmmaker e alpinista Simon Messner, una relazione con la montagna che insegna all’uomo cosa sia l’umiltà di fronte all’universo in cui viviamo, il coreografo Rachid Ouramdane, direttore di Chaillot Théâtre National de la Danse a Parigi e protagonista del focus d’apertura di Bolzano Danza, l’highliner francese Nathan Paulin, che ha vinto a maggio il record del mondo camminando per 2.200 metri su una corda tesa sul mare di Bretagna, una passione nata per risolvere la difficoltà di concentrazione che aveva da bambino, la coreografa Francesca Pennini e la giovane atleta Judith Rubner. Incontro che ha messo in luce la qualità senziente dei corpi performanti, ricchezza propositiva di un pensiero incarnato, vissuto in movimento.

L’highliner Nathan Paulin sulla slackfline alla Forcella del Sassolungo in Val Gardena

APRE al Teatro Comunale Rachid Ouramdane con Corps extrêmes. Ruota dentro il desiderio della sospensione nell’aria, del salto nel vuoto che trova nella caduta l’appoggio per un nuovo rimbalzo, del muoversi insieme in una coreografia la cui estetica si nutre dell’attenzione a risolvere il rischio, mutando la paura del singolo nella fiducia in chi ti accoglie. Ma anche trasmette la vertigine di un momento che può cambiare drammaticamente il destino. Impossibile non rivolgere il pensiero alla tragedia della Marmolada mentre si affronta il tema del festival di quest’anno.Lo sfondo della scena di Corps extrêmes è occupato da una parete bianca d’arrampicata, base da cui parte la danza aerea e verticale di una troupe di acrobati, funamboli, sportivi. Tra loro c’è anche Nathan Paulin. Eccolo, in alto, sul filo attraversare la scena mentre il teatro si apre a un’altra dimensione. Sulla parete bianca appare in sovraimpressione la montagna. La voce fuori campo di Nathan racconta il vento che accompagna le attraversate, le oscillazioni della corda, le allucinazioni di un cammino in Cina, sospeso a 4000 metri di altezza, lo spostamento dei limiti. La voce si lega alla musica di Jean-Baptiste Julien, paesaggio uditivo che avvolge lo spettacolo, quasi fosse una risposta alla natura.

Rachid Ouramdane con Corps extrêmes, ruota dentro il desiderio della sospensione nell’aria, del salto nel vuoto che trova nella caduta l’appoggio per un nuovo rimbalzo, del muoversi insieme in una coreografia la cui estetica si nutre dell’attenzione a risolvere il rischio, mutando la paura del singolo nella fiducia in chi ti accoglie

DALL’ALTO della parete bianca appaiono gli altri artisti. Scendono dalla parete sfruttando gli appigli, aiutandosi l’un l’altro in discese in diagonale, volando verso l’alto e ricadendo in una dinamica di slancio. La montagna in proiezione è centrale in una delle scene più d’impatto, con l’arrampicatrice Airelle Caen. La vediamo, reale, sulla parete bianca, ma anche, accanto, virtuale, nel film di una sua scalata, accompagnato dal racconto di una caduta con il vuoto che si apre sotto i piedi. Le evoluzioni della troupe portano così il pensiero dello spettatore dentro e fuori dal teatro, quasi ad anticipare la realtà di ciò che è accaduto il giorno dopo sulla Forcella del Sassolungo a Selva di Val Gardena. Una lunga, poetica, attraversata sulla fune a 2.600 metri di quota compiuta da Nathan Paulin in Les Traceurs (Coloro che tracciano), progetto messo a punto da Ouramdane con l’highliner. Partenza immaginifica di un festival che prosegue fino al 29 luglio: stasera in scena l’atteso Ballet National de Marseille (LA)HORDE, tra i protagonisti maggiori Meg Stuart, Emanuel Gat, la Gauthier Dance, Alessandro Sciarroni. www.bolzanodanza.it

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