Lo sappiamo da sempre: l’unico settore dell’editoria che gode di una discreta salute, nonostante i dati sconfortanti dell’abitudine adulta alla lettura nel nostro paese, è quello dei libri per bambini e ragazzi. Circa il 90% di loro, infatti, legge almeno un volume non scolastico, un ebook, ascolta un audiolibro, sfoglia un libro tattile, ci dicono le stime dell’Aie (che ha raccolto informazioni da diverse fonti, dall’Istat a Nielsen fino a Andersen). Qualcuno si lascia assorbire dalla storia narrata anche autonomamente, senza genitori fra i piedi.
In Italia, le case editrici attive sono moltissime (184), con un numero di pubblicazioni in crescita costante (più di 7500 nel 2018) e così le librerie «dedicate» o con una folta divisione a uso e consumo dei più piccoli (753). Gli autori e le autrici che hanno consuetudine con la letteratura per l’infanzia sono circa 365, accompagnati da 314 illustratori/trici.

Negli ultimi anni, poi, è aumentata la vendita dei diritti verso i paesi stranieri. Ma perché diamo i numeri? Perché a tutta questa effervescenza culturale, al lavoro di qualità eccelsa che svolgono molti editori impegnati sul campo – formato, grafica, scelta della carta, disegno, storie da raccontare – non corrisponde un adeguato riconoscimento. La scrittura per i bambini, sebbene abbia potuto contare su nomi come Gianni Rodari (di cui si celebrerà nel 2020 il centenario), Leo Lionni, Toti Scialoja o la contemporanea Bianca Pitzorno dell’indimenticabile Lavinia, vive sulla propria pelle una difficoltà non soltanto economica, ma generata anche dal pregiudizio: è spesso considerata un genere minore. A dimostrare invece la sua vitalità caleidoscopica e il suo sguardo vigile sulla società (si può parlare della paleontologa Mary Anning come dell’Infinito di Leopardi, ammaliando i lettori) c’è Bologna Children’s Book Fair (dal 1 al 4 aprile), appuntamento per il mondo dell’editoria proveniente da ogni parte del pianeta.

Quest’anno nei padiglioni di BolognaFiere si ritroveranno 1400 espositori di oltre 80 paesi e la kermesse è diventata un network globale (con tentacoli nella New York Rights Fair e a Shanghai, nel ruolo di co-organizzatrice). Il 2019 vede la Svizzera al centro dell’interesse, mentre fra gli ospiti stranieri ci saranno il cecoamericano Peter Sís, il lituano Kasparavicius, gli afroamericani Myers e Holmes, l’inglese Michael Morpurgo, la norvegese Maria Parr, Ruta Sepetys fino all’editore argentino Diego Bianchi e il cinese Mingzhou Zhang, presidente di Ibby internazionale. Intanto, la città è disseminata di iniziative e il fermento coinvolge scuole, librerie, gallerie con mostre a tema, musei. L’onda che si propaga è il miglior modo per dissolvere ogni pregiudizio.