Mario Pescante si scusa. L’ex numero uno del Coni e membro del Cio, si è affrettato a chiarire le contestate frasi contro gli Stati Uniti, e contro il presidente Obama, accusandoli di «terrorismo politico» per la decisione di inserire nella delegazione olimpica statunitense, quattro atlete omosessuali con lo scopo di dimostrare che i diritti dei gay e delle lesbiche in Russia sono calpestati. Una retromarcia che profuma di figuraccia: «Riconosco di aver adoperato dei termini impropri, ma il discorso è più ampio. Parte della mia dichiarazione è stata estrapolata da un discorso più completo che mirava alla difesa dei Giochi Olimpici», ha spiegato Pescante a Rainews24, chiarendo che intendeva polemizzare con l’atteggiamento politico degli Stati Uniti. «Negli ultimi 25-30 anni le Olimpiadi hanno sempre rischiato di essere vittime dei malesseri della società, in questo senso c’è da preoccuparsi anche per Rio. Io penso che la cattiva politica non deve entrare nello sport, deve entrarci quella della tregua olimpica, quella che ha riavvicinato Stati Uniti e Cina con un incontro di tennistavolo, quella che ha permesso a Germania Ovest ed Est di sfilare assieme quando erano divise».

Tra le «lesbiche» – nella definizione di Pescante – per questo scacco matto politico-mediatico di Barack Obama a Vladimir Putin, c’è Billie Jean King, ex campionessa di tennis e icona del movimento gay statunitense e Chaitlin Cahow, giocatrice di hockey e omosessuale dichiarata, per la cerimonia di chiusura. Cosa che certo mal si accorda alla discriminatoria normativa anti propaganda omofoba varata un anno fa dal Parlamento russo.

Pescante, nella sua risposta alle polemiche scatenate da questa sua esternazione, ha assicurato di non essere omofobo, esaltando la tolleranza del mondo sportivo che a ben vedere tollerante non è – se si conta il numero ristretto di atleti, soprattutto di alto livello, che ha fatto coming out e solo a carriera finita (ultimo caso, l’ex calciatore tedesco della Lazio, Thomas Hitzlsperger). La presa di posizione più decisa contro Pescante è arrivata da Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center: «Mario Pescante rassegni le dimissioni da membro del Cio. Le sue affermazioni sui Giochi olimpici di Sochi contro gli Stati uniti, che a suo dire sarebbero rappresentati da quattro lesbiche, sono vergognose. Il mondo sportivo e anche quello politico diano un segnale di distanza da queste parole che hanno alla base non solo un sentimento omofobo, ma una visione miope dello sport e dei diritti umani».

Contro Pescante si è schierato anche il presidente del Comitato italiano paraolimpico (Cip), Luca Pancalli: «Che i Giochi olimpici siano un momento di amplificazione per temi sociali importanti è nell’ordine delle cose. Si tratta di un evento talmente importante che non mi meraviglio si coinvolgano anche fattori extra sportivi. Non c’è nulla di sbagliato se si colgono le occasioni per accendere riflettori su tematiche sociali importanti».

Infine, Ivan Scalfarotto, deputato Pd impegnato per i diritti omosessuali: «Pescante tratta con grande disinvoltura e minimizza questioni drammatiche legate alla dignità delle persone. In Russia esistono leggi liberticide che vanno contro quel senso dell’umanità che ogni persona e sportivo dovrebbe avere». Imma Battaglia, presidente onorario del Di’Gay Project: «Chiedo a Pescante di riflettere e di ritirare le sue parole, offensive per i gay e per gli atleti che gareggeranno a Sochi. Le leggi contro la propaganda gay e le inaudite violenze contro gli attivisti mettono seriamente a rischio la vita di tante persone, in particolare degli atleti omosessuali».

L’ex numero uno del Coni si era schierato anche contro i presidenti di Germania, Joachim Gauck, e Francia, Francois Hollande, assieme alla commissaria europea Viviane Reding che avevano declinato da settimane l’invito per la cerimonia inaugurale. Perché la Federazione russa di Vladimir Putin non è la polaroid delle libertà, tra questione cecena, pericoli di attentati per la competizione olimpica (gli atleti iscritti sono 2600, 40 mila invece gli addetti alla loro sicurezza). Dopo la replica di Pescante, le rassicurazioni di Vladimir Putin: «Le Olimpiadi invernali si svolgeranno nel pieno rispetto della carta olimpica, senza alcuna discriminazione». E la decisione – che sarà andata di traverso al presidente russo – del primo ministro inglese David Cameron: a Sochi per conto del Regno Unito ci sarà Maria Miller, ministro che aveva fatto approvare la legge sui matrimoni tra coppie omosessuali.