La risoluzione che inaugura politiche e strumenti per il graduale abbandono delle gabbie negli allevamenti, approvata il 4 maggio dalla Commissione Politiche Economiche dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, è stata salutata come un importante passo dalle associazioni che si occupano di benessere animale.

LA GIUNTA SI E’ IMPEGNATA a incoraggiare il governo affinché siano attivate le misure per una ridefinizione degli spazi e delle modalità di allevamento attraverso la Conferenza Stato-Regioni; a promuovere il coinvolgimento di allevatori e consumatori, favorendo comportamenti consapevoli e istituendo tavoli di lavoro regionali specie per specie. Promosso da Silvia Zamboni di Europa Verde come prima firmataria, il percorso ha fatto da apripista per l’adozione della mozione da parte di altre regioni quali l’Abruzzo e ha preso forma a partire dalla campagna End the Cage Age, con cui 170 associazioni europee hanno chiesto di mettere fine all’uso delle gabbie negli allevamenti intensivi.

LA CAMPAGNA E’ STATA INCENTRATA sulla petizione dell’Iniziativa dei Cittadini Europei (Ice), che ha permesso di raccogliere un milione e 400 mila firme e che ora è al vaglio della Comissione Europea. «Pensiamo che le risoluzioni approvate dalle Regioni rappresentino un segnale molto positivo, perché raccolgono l’istanza dei cittadini per allevamenti più rispettosi. E’ eticamente inaccettabile che tanti animali siano sottoposti a trattamenti atroci, nonostante ci siano delle alternative percorribili. Veglieremo affinché le giunte rispettino il dettato di queste risoluzioni e avvenga un cambio fondamentale per dare una vita degna a milioni di animali, mentre attendiamo che la Commissione si esprima favorevolmente in merito alla richiesta dei cittadini», ha commentato Annamaria Pisapia, direttrice di Compassion in World Farming (Ciwf) Italia, associazione che si occupa di mettere fine all’allevamento intensivo e membro del comitato iniziatore della Ice. La Onlus riporta che in Europa sono circa 300 milioni gli animali confinati in gabbie ogni anno (45 milioni in Italia), la cui intera esistenza si svolge in spazi minuscoli, con una limitazione della libertà che non permette loro di esprimere i più basilari comportamenti naturali e di espletare le normali funzioni.

TOGLIERE L’USO DELLE GABBIE, pensate proprio per stipare più animali possibili in uno spazio ristretto, comporterà un naturale aumento delle aree vivibili e di conseguenza la diminuzione del numero dei capi allevati, rivelando la scelta come fondamentale anche a livello sanitario. «Finché non capiamo che ammassare decine di migliaia di animali in spazi ristretti è una bomba a orologeria avremo sempre una nuova pandemia dietro l’angolo – fa notare ancora Pisapia – dobbiamo cambiare il nostro modo di mangiare e di allevare; rispettare i cicli naturali e la fisiologia degli animali, che non possono essere usati come macchine, soprattutto ora che sappiamo quanto le conseguenze possano essere dannose per noi e per l’ambiente».