Dalla serrata all’eutanasia. Se fino a ieri a sostenere che la Sda, corriere controllato da Poste Italiane – e dunque pubblico – stava scientemente preparando la chiusura per vendersi ad Amazon erano quelli dello Si Cobas che da tre settimane protestano a Carpiano, ieri è arrivata la Filt Cgil a compravare il piano aziendale annunciando l’apertura di varie procedura di licenziamento collettivo in molte regioni.
«A NOI RISULTANO avviate procedure di licenziamento in tutta Italia, dalla Lombardia al Lazio. A Roma una cooperativa operante negli appalti ha aperto la procedura mentre in molte altre regioni siamo all’annuncio che comporta l’incontro con noi sindacati per trovare forme alternative», spiega il segretaria nazionale della Filt Cgil Giulia Guida.
MOLTISSIME sono le richieste di riduzioni di orario – la Si Group di Pomezia l’ha chiesta per il 60 per cento per 26 settimane, l’anticamera dei licenziamenti – che si tradurranno presto in procedure di licenziamento collettivo.
PER LA FILT CGIL a rischiare il posto «sono ben tre quarti dei 7000 addetti degli appalti rischiano di essere espulsi dal ciclo produttivo». «Per questo – aggiunge – è sempre più urgente l’incontro che la settimana scorsa abbiamo chiesto, unitariamente a Fit Cisl e Uiltrasporti, ai ministeri dell’Interno, dello Sviluppo e del Lavoro e che coinvolga anche Sda, per affrontare l’emergenza e trovare le soluzioni necessarie».
SE DA SDA e da Poste Italiane non arrivano nè smentite nè conferme, a sminuire la situazione trasformandola come sempre in «una questione di ordine pubblico» è arrivato direttamente il ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Rispondendo ad un question time alla Camera ha dichiarato: «Ad oggi non risulta essere stata avviata alcuna procedura di licenziamento collettivo da parte di Sda, posso comunque assicurare che il ministero continuerà a monitorare la vicenda nell’ottica della salvaguardi dei livelli occupazionali». Questo, ha proseguito il ministro, «nella piena consapevolezza della delicatezza di queste situazioni, che sfociano spesso in momenti di conflittualità che possono avere anche ricadute pesanti in termini di ordine pubblico».
A MILANO intanto da lunedì il prefetto sta attendendo il via libera di Sda per l’accordo che riaprirebbe il sito di Carpiano, quello in cui il 27 setttembr euna spedizione punitiva di un gruppo di padroncini si è risolta una attacco squadrista al picchetto del Si Cobas. Si tratta di un testo fotocopia rispetto a quello firmato a Bologna e che ha sbloccato l’hub emiliano. La richiesta dello Si Cobas è sempre la stessa: nel passaggio di appalto non si applichi il Jobsact che rendere semplice licenziare e si riconosca l’anzianità di servizio. Ma se la cooperativa Usca e i rappresentanti della Fedit (l’associazione di impresa dei grandi corrieri, ndr) erano d’accordo, da Roma è arrivato un nuovo «Niet». La scusa è sempre la stessa: «Non accettiamo ricatti».
IERI mattina l’amministratore delegato di Sda Paolo Rangoni era stato ascoltato in commissione Lavori pubblici del Senato. Dopo aver denunciato «la situazione sanitaria a Carpiano», parlando di «ratti nel magazzino», ha attaccato i sindacati: «Le Istituzioni ci aiutino a riportare la legalità». Sulla possibile vendita ad Amazon in vece neanche una parola.
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Pubblicato 5 anni faEdizione del 5 ottobre 2017
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